“Lotta di Putti” di Guido Reni – Gabriele Madaro

“Lotta di Putti” di Guido Reni – Gabriele Madaro

         Gli appassionati lettori di questa rubrica sono stati spesso portati a riflettere su quanto sia importante la lotta, anche nella dimensione quotidiana, e non solo perché è radicata nei nostri più ancestrali sentimenti e pensieri, ma anche nella prospettiva riflessiva e speculativa offre ed è foriera di molti spunti in direzione dello sviluppo della Conoscenza.

         Ma c'è di più. La lotta è esercizio e mezzo per essere sempre coscienti del nostro stato di equilibrio mentale e salute fisica. In tale direzione, questa rubrica si è servita, spesso, di opere d’arte di tutti i tempi che rappresentano precisi momenti della lotta, come punto di partenza per dissetare sulla sua valenza nei profili psicologici, sociali e culturali. Qui si va ancora più avanti nel percorso artistico avente per oggetto la lotta, prendendo come punto di riferimento della nostra dissertazione opere che illustrano il combattimento al di fuor di arene e stadi.

         Infatti, la scena di combattimento che vi proponiamo oggi è offerto da Guido Reni, nella sua opera “Lotta di Putti”, del 1625 circa.

         I soggetti del dipinto sono sei putti, simili fra loro, intenti nella lotta. Varie le interpretazioni attribuite al quadro: si può dare credito alla lettura del dipinto come la classica lotta fra amore sacro e amor profano, tanto cara agli uomini di arte e di cultura del ‘600, o quella che vede la rappresentazione di una lotta di classe fra nobiltà e classi sociali più disagiate in chiave classicheggiante. In realtà, però, siamo di fronte ad uno sfogo dell’autore Reni, in seguito ad un litigio con un ambasciatore spagnolo in visita a Roma.

         Entrambe le versioni sono accreditate dai critici d’arte, per le differenze fra i putti, per la pelle candida e le alette dei tre putti, che spiccano, confrontate alla pelle scura e consumata, invece, delle figure che si impongono su di loro. Da tutto ciò, ovviamente non si può escludere un'interpretazione più ampia, ovvero come la lotta tra le diadi che costituiscono l'esistenza dell'uomo. E così è possibile osservare il quadro come la metafora della lotta tra bene e male, tra ciò che è spirituale e ciò che  è materiale, tra puro ed impuro, questa è ancora, nella prospettiva politica, la lotta che entra nei saloni della nobiltà, che la apprezza e la pratica. Una nobiltà consapevole che “i putti non alati” sono sempre pronti a combattere, per rivendicare quello che è stato tolto loro. 

         Il luogo che lo custodisce è la Galleria Doria Pamphilj a Roma. Un aspetto che fa capire cosa stiamo osservando: un dipinto senza tempo, dunque attuale in ogni epoca.

 

Gabriele Madaro

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