Tutta la Redazione di Venti di Ponente/Bolina augura ai suoi lettori un lieto avvio delle festività di Fine Anno, che proprio questa sera prendono corpo con la celebrazione della Natività di Nostro Signore Gesù, momento centrale e complesso della vita cristiana.
A volte, anzi spesso, l’arte arriva prima della politica, soprattutto quando di tratta di tematiche che riguardano i diritti umani, la libertà, la dignità dell’Umanità intesa universalmente. Una riflessione, questa, che prende vita da un’opera d’arte, e un racconto a essa legato, in cui ci siamo imbattuti nell’ambito di una mostra personale.
Lo scorso 16 settembre Venti di Ponente, le cui attività furono avviate circa tre anni fa, nel 2019 appunto, ha cessato di esistere. Si trattava di un contenitore culturale e giornalistico, che proprio nel suo nome erano inscritte sia la vision sia la mission, ovvero era una struttura operativa e culturale, che muovendosi da Occidente si prefiggeva di arrivare ad Oriente.
Vivo a Milano da un po’ di tempo, non molto. Va da sé che molte cose non mi siano chiare. Eppure basterebbe un poco di attenzione, perché tutto è ben disposto davanti ai Nostri occhi, ma per quanto evidenti, certe cose si rivelano solo al momento giusto.
È sempre un giorno speciale quello che apre le porte alla Primavera e lo è ancor più da quando dal 2000 coincide con la giornata della Poesia.
E dal risaputo equinozio, quando la notte e il giorno hanno la stessa durata, ricominciamo a sentire i fremiti del risveglio godendo delle giornate che si allungano, dei campi già pronti di promessi raccolti e di prati che fioriscono, di accoglienti tepori avviluppati dai versi, ma… senza perdere di vista il “mondo”!
Sono seduta davanti ad un foglio e ho una penna in mano: quel bianco mi abbaglia, mi confonde con la sua purezza. Il pensiero mi rimanda a Van Gogh quando nelle sue lettere al fratello Theo parla di sindrome della tela bianca: ”Mi siedo con una tavola bianca di fronte al luogo che mi colpisce, guardo quel che mi sta dinanzi, mi dico: «Questa tavola vuota deve diventare qualcosa»– torno insoddisfatto – la metto via e quando mi sono riposato un po’,vado a guardarla con una specie di timore. Allora sono ancora insoddisfatto, perché ho ancora troppo chiara in mente quella scena magnifica per poter essere soddisfatto di quello che ne ho tirato fuori.”
C'è una targa, detta delle 10 P, presso il santuario di Santa Maria di Leuca del Belvedere a Barbarano del Capo in provincia di Lecce. Le 10 P sono un consiglio per tutti, da tenere sempre a mente. “Parole Poco Pensate Portano Pena, Perciò Prima Pensare Poi Parlare”. Questa massima può essere considerata la pietra miliare della comunicazione, quel complesso processo che ci mette in relazione con il mondo esterno; essa è un chiaro invito, attuale più che mai, a prendersi del tempo prima di parlare per evitare spiacevoli sorprese e questo tempo altro non è che la pazienza. Parleremo dunque di come la comunicazione intreccia le sue sorti con la pazienza.
Come è noto, domenica 20 febbraio 2022 si è svolta presso lo Stadio Olimpico “Bird’s Nest” di Pechino, la cerimonia di chiusura della “XXIV edizione deiGiochi Olimpici Invernali”. Sono stati 16 giorni di gare in cui abbiamo assistito ad emozioni contrastanti: gioie e dolori, sorprese e delusioni, che difficilmente dimenticheremo. Infatti, come spesso accade, le “Olimpiadi Invernali” sono una preziosa occasione fra gli sport meno conosciuti per saltare agli onori della cronaca, mostrandosi per il loro ritmo incalzante o anche per le loro regole, a volte bizzarre, ma che in poco tempo riescono ad appassionare milioni di spettatori proprio per la loro particolarità.
“Santa Pazienza!” “Bisogna avere una Pazienza di Giobbe!” “La pazienza non è mai troppa!” Questi sono solo alcuni dei modi di dire che appartengono al “parlare quotidiano” e che hanno come protagonista la pazienza. Ma poi, che cos’è la pazienza? È passiva rassegnazione o coraggio di affrontare le difficoltà con la giusta riflessione? Partiamo, come piace a me, da qualche suggerimento che ci viene dalla letteratura, da questi versi tratti dalla poesia di Rainer Maria Rilke “Sulla pazienza”
Sono una persona sorridente per scelta, non solo per natura. Trattasi di scelta d'amore verso me e verso gli altri.
Il più delle volte Il sorriso è per me decisione, terapia, strategia anti egocentrismo. Già perché quando ogni mattina mi sveglio dai soliti incubi, scopro che il trucco basta sempre meno a coprire i segni del tempo o di un pianto notturno, ritrovando, così, tutte le mie ansie a colazione, sapendo di andare incontro a un'altra giornata segnata da quelle “tre assenze” fondamentali, ma .... ogni mattina l'ultima cosa che mi sorge spontanea è proprio un sorriso.
Eccoci nei primi giorni del secondo mese dell’anno al “febbraio febbraietto mese corto e maledetto” come recitava una filastrocca giunta da lontane reminiscenze scolastiche che, indubbiamente, traeva origine dal mondo contadino che ben conosceva quanto accadeva alla propria vita allacciata ai ritmi della natura, ma senza porsi troppe domande. Era così e tanto bastava.
L’inizio di un nuovo anno è per tutti un tempo che ci vede più attenti al trascorrere dei giorni e impegnati a considerare quanto dei nostri progetti e desideri siamo riusciti a realizzare. Li passiamo rapidamente in rassegna, li ri-esaminiamo, ne pianifichiamo di nuovi e, se la vita non ci ha troppo feriti o delusi - o anche nonostante questo - ricominciamo ad attendere il loro compimento, con speranza e rinnovata fiducia. La speranza, in particolare, è un generatore potente di energia, ci fa sentire possibile ciò che desideriamo e diventa una preziosa alleata nel cammino verso le mete che ci proponiamo. Ma può ancora sostenerci in questi tempi difficili, in cui il succedersi delle diverse ondate della pandemia non ci lascia ancora intravederne la fine, e il sommarsi di problemi sempre più complessi, riguardanti la sanità, il lavoro, la scuola, l’ambiente, continua ad addensare nuvole oscure sul nostro futuro? La risposta è: sì, certamente!
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22 Marzo 2023Nel precedente appuntamento di questa Rubrica si sono messe in evidenza le principali dinamiche socio-economiche della provincia di Lecce a seguito della Grande Crisi del 2008-2009, ovvero un crescente numero di disoccupati e di laureati, uno spostamento della popolazione verso settori più evoluti del sistema di produzione e scambio.
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