L’amore in musica :“La Belle et la Bête” ovvero Zémire et Azor - di Annamaria Mazzotta

L’amore in musica :“La Belle et la Bête” ovvero Zémire et Azor - di Annamaria Mazzotta

      In questo secondo appuntamento e primo di quest’anno, ci piace trattare il tema  dell’”Amore oltre l’Apparenza” la  cui scelta è caduta su La Belle et la Bête che, come ogni fiaba, si apre con «C’era una volta… per poi leggera far volare la fantasia viaggiando in luoghi incantati. Le fiabe, narrazioni destinate ai bambini, sono molto antiche, poiché seguono il cammino dell’Umanità. In effetti, un tempo erano destinate agli adulti e ritenute oggetto di divertimento dal valore educativo, esaltandone le virtù o denunciandone i vizi di una società corrotta.

       Per La Belle et la Bête è doverosa una breve premessa: la fiaba si diffuse maggiormente attraverso la celebre versione animata di “Walt Disney”, prodotta nel 1991, che secondo il parere di alcuni studiosi trova il proprio archetipo nelle Metamorfosi di Apuleio. Secondo altre fonti, si ispirerebbe alla reale storia di Petrus Gonsalvus, un giovane nato nel Cinquecento a Tenerife (la più grande isola spagnola delle Canarie) e affetto da “ipertricosi” (una disfunzione che procurava la crescita smodata di peli su tutto il corpo). Pare che in età più matura si fosse trasferito a Parigi, e qui avrebbe sposato Caterina, donna dall’accecante bellezza.

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    Leggenda o realtà? Non possiamo saperlo. Ad ogni modo, la fiaba invase l’Europa attraverso varie versioni, mantenendo al tempo stesso il proprio filo conduttore. Ma veniamo a noi e alla musica…

     Nel 1740 la scrittrice francese Gabrielle-Suzanne de Villeneuve colloca La Belle et la Bête nella propria raccolta di racconti, ed è da questa versione che nel 1756 l’aristocratica Jeanne-Marie Leprice de Beaumont ricava un suo racconto, alterando leggermente il finale. Da quel momento tutte le versioni più note della fiaba, in particolare l’adattamento cinematografico prodotto da “Walt Disney” e la Nostra opera “Zémir et Azor”, si rifanno a quest’ultima versione.

    Fu così che nel 1771 la composizione dell’Opera fu affidata, su richiesta della regina Maria Antonietta, -la quale amava tantissimo la fiaba e ne desiderava ardentemente una trasposizione musicale-, al belga André Modeste Grétry (1741-1813), -musicista stimato dalla stessa regina a tal punto da concedergli la nazionalità francese. La stesura del libretto fu commissionata al drammaturgo Jean-François Marmontel. Il 9 novembre dello stesso anno andò in scena la versione musicale alla presenza della corte di Fointainebleau, cui seguì uno spettacolo presso la “Comédie-Italienne” a Parigi.

     Ma cosa fu a determinarne il successo? Un primo fattore fu, probabilmente, la scelta del soggetto, una favola ambientata in Francia e scritta da una francese; poi, probabilmente, influì la scelta del genere musicale. L’opera comica Zémire et Azor fu composta in uno stile prettamente francese, la “Comédie-Ballet”, che imperò in Francia fra il XVII e il XVIII secolo, caratterizzato da parti recitate, cantate e ballate.

      Musicalmente nel Settecento la Francia stava vivendo un periodo felice. Il processo tonale aveva avuto già luogo, le composizioni erano diventate più snelle e gli strumenti avevano raggiunto una maggiore espressività. La musica vocale era ancora la più prediletta. Grétry ambienta la sua storia in Persia sul Golfo di Hormuz. Nell’opera, suddivisa in quattro atti, il compositore riesce a descrivere musicalmente sia gli elementi naturali, come la tempesta, ottenuta attraverso scale ascendenti e discendenti, sia la psiche dei protagonisti. Ricchi sono anche i passaggi musicali che richiamano la musica araba e frasi melodiche si esprimono con raffinata eleganza. L’Opera rimase nel repertorio francese almeno fino al 1821 e riscosse un successo mondiale. Fu messa, poi, in scena nel 1774 alla corte di San Pietroburgo, in Russia; alla corte svedese al “Drottningholm Palace Theatre”, la cui testimonianza è raccontata da un dipinto realizzato dal pittore Pehr Hilleström durante la performance del 1778. E ancora a Londra nel 1779 al “King's Theatre”. In tempi più recenti,  “Zémire et Azor” è stato rappresentato al “Bielefeld Opera” in Germania nel 1991, in una versione realizzata dal direttore di scena John Dew.  

     La trama di “Zémire et Azor” è quella che noi tutti conosciamo: “Un ricco mercante di nome Sander si trova nel bel mezzo di una tempesta insieme al suo fido servitore Alì; i due, nel tentativo di ripararsi, giungono presso il tetro e malmesso castello di Azor, principe trasformato in mostro. Senza nemmeno conoscerne il proprietario viene servita loro una abbondante cena, ed è qui che Sander coglie una rosa rossa da portare a Zémire, l’ultima delle sue tre figlie. Il povero Sander viene allora condannato a morte dal Mostro, a meno che non farà prendere il suo posto alla figliola cui era destinata la rosa.

       Nella la scena finale, è quanto ci si attende: Zémire torna al palazzo e chiama Azor con insistenza, confessandogli il proprio amore. Ed è qui che Azor compare con le sembianze umane e l’incantesimo si spezza. Il coro finale sottolinea l’importanza dell’amore: “Ama quando l’amore è presente, perché ci cura dai mali e fa solo del bene”.

Annamaria Mazzotta

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