Che senso ha vitare un luogo fatto di pochi ruderi, che rappresentano minime tracce di quello che fu un tempo una struttura edile e immagine di un certo tipo di cultura? Questo è l’interrogativo che ci si deve porre se si ha intenzione di visitare ciò che resta del Monastero basiliano di San Nicola di Casole, che insiste a poco più di un chilometro a sud di Otranto, sulla strada costiera che porta a Santa Cesarea Terme, quattrocento metri prima di incrociare il noto sistema militare.
Per questo fine settimana autunnale, nel quale si è soliti fare piccole gite fuoriporta, la Nostra rubrica A Spasso per la Puglia propone due mete in provincia di Lecce, che si presentano molto particolari, perché riguardano il passato recente della storia salentina: Monteruga e Cardigliano. Sono questi due centri rurali sorti negli anni Trenta del secolo scorso e sono rimasti attivi per poco meno di cinquant’anni. Tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, dopo aver raggiunto, nel periodo di massima espansione, una popolazione che sfiorava le mille unità, lentamente Monteruga e Cardigliano si sono spopolati, fino ad essere completamente abbandonati.
A distanza di 12 mesi, torna l’esclusiva passeggiata naturalistica sull’Isola di S. Andrea, area protetta del meraviglioso Parco naturale di Gallipoli. La gita in barca più attesa a Gallipoli, da residenti e turisti, per salutare l'estate si ripete grazie al Gruppo FAI Salento Jonico.
Sicuramente molti lettori sapranno che nel cuore del nostro Salento, nell’immediato sud di Lecce, si estende un vasto territorio, grecofono, di immenso valore paesaggistico, poiché immerso in una preziosa e rara macchia mediterranea.
Sicuramente molti lettori sapranno che nel cuore del nostro Salento, nell’immediato sud di Lecce, si estende un vasto territorio, grecofono, di immenso valore paesaggistico, poiché immerso in una preziosa e rara macchia mediterranea.
Tante sono le storie del nostro magico Salento, Terra amara e “fatigata” sicuramente, ma fertile sia di moltissime meraviglie naturali, uniche al mondo, sia di numerosissime storie misteriose, intrise di occulto e di antichi segreti. E così, con la nostra Rubrica ci spostiamo a Porto Badisco, frazione di Otranto.
E si apre ancora una volta il sipario sulla meravigliosa Terra d’Otranto, antico retaggio di cultura greca-bizantina, ricca di misteri, prodigi, favole e miti, dove, nonostante l’apparente immobilità del Tempo accecato da un impietoso sole del Mezzogiorno, vivono ancora oggi, ogni giorno e da sempre, nate da storie di uomini artefici sia di meravigliose architetture e sia di inspiegabili magie e “stregature”.
Profumo di mandorle e torrone, il suono di una banda musicale che rallegra le vie della città, i colori dell’illuminazione, gli spari delle bombe la mattina. È la festa patronale estiva che la città di Martina Franca dedica da oltre trecento anni ai suoi Santi Patroni, San Martino da Tours e Santa Comasia, la prima domenica dopo il 4 luglio, data della traslazione delle ossa del santo nella Basilica di Tours (quest’anno 9-10-11 luglio).
Si dice che molte meravigliose opere architettoniche siano state realizzate nel nostro Sud, il nostro Salento, oltre che da noti architetti, anche da un ricco e antico folklore, fino a giungere alle opere delle “macàrie” e degli incantesimi. E proprio su una di queste ultime si soffermerà la nostra attenzione, per suggerire ai nostri lettori, quelli più turistici e assieme esoterici, una possibile escursione che non può mancare nel diario di chi si interessa a certe problematiche ai limiti dell’ordinario.
È innegabile che parlando di Lecce la narrazione scivoli sul prodotto più famoso dell’arte degli scalpellini e dei “tagliamonti”, ovvero la Basilica di Santa Croce, l’edificio più celebrato del barocco leccese, che si fa riconoscere nel mondo per la sua unicità, per la sua capacità di stupire.
Riprendiamo il racconto della nostra Lecce, attraverso i suoi tratti distintivi, quasi mostrasse il volto, i lineamenti, il suo modo di esprimersi e di atteggiarsi ai nostri occhi attenti, essendone parte intima e integrante, oltre che dei suoi anni e dei suoi giorni, per come ci è dato di viverla, anche delle sue stagioni.
Dopo aver dissertato lo scorso febbraio sulla Statua di Sant’Oronzo, non ci si può oggi, esimere dal rivolgere la nostra attenzione alle altre grandi statue leccesi, partendo da Piazza Libertini. Tra le alte mura del Castello Carlo V e la sede centrale delle poste notiamo un monumento dedicato a una personalità di spicco da cui prende proprio il nome la piazza: Giuseppe Libertini. Chi era costui?
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