I ruderi del Monastero basiliano di San Nicola di Casole – di E.I.

I ruderi del Monastero basiliano di San Nicola di Casole – di E.I.

            Che senso ha vitare un luogo fatto di pochi ruderi, che rappresentano minime tracce di quello che fu un tempo una struttura edile e immagine di un certo tipo di cultura? Questo è l’interrogativo che ci si deve porre se si ha intenzione di visitare ciò che resta del Monastero basiliano di San Nicola di Casole, che insiste a poco più di un chilometro a sud di Otranto, sulla strada costiera che porta a Santa Cesarea Terme, quattrocento metri prima di incrociare il noto sistema militare.

            Una possibile e significativa risposta potrebbe essere quella che connette il rudere al suo potere e valore simbolico ed evocativo. Il Monastero di San Nicola di Casole, noto soprattutto perché ospitava una delle biblioteche più importanti d’Europa, tra il 1100 il 1480 -data quest’ultima in cui fu raso al suolo- fu anche un fervido centro culturale e letterario. Tuttavia, ciò che è più rilevante è che esso ha una valenza storica di grande portata: è uno di quei luoghi topici, in cui per circa 400 anni ha fermentato in maniera significativa la nostra cultura Occidentale.

            L’ordine basiliano fu forse il primo a porre l’accento su quello che poi 200 anni dopo San benedetto da Norcia sintetizzò per il suo Ordine, ovvero quello dei Benedettini, l’Ora et Labora. Nello specifico, fu proprio l’Ordine Basiliano, che si diffuse inizialmente in Medio Oriente e in particolare dal 350, a dare un valore positivo al lavoro, come forma di perfezionamento ed elevazione spirituale. Tant’è che lo stesso Benedetto da Norcia già nel 550 consigliava ai suoi seguaci di leggere e meditare non solo la Bibbia ma anche la Regola di San Basilio.

            Di fatto, quindi i Basiliani, assieme ai benedettini, si pongono a fondamento della società di oggi, tutta centrata sul lavoro, quale principale valore della nostra cultura. Va ricordato, che nelle epoche precedenti il lavoro era un disvalore; disvalore che, oggi, è pressoché scomparso, almeno nel Mondo Occidentale, dove il colpo robusto l’ha dato l’affermazione della classe borghese, con la Rivoluzione Francese.

            Ad ogni modo, i Basiliani giungono nel Salento dopo il 726, quando si avviò la grande lotta all’iconoclastia, che condusse religiosi e civili ad abbandonare il Medio Oriente per sfuggire alle persecuzioni. Molti basiliani approdarono nel Salento, andando spesso a vivere in grotte e rifugi nascosti. Va ricordato che gran parte del Salento al tempo era ancora territorio bizantino.

            Tale condizione mutò con l’arrivo dei Normanni intorno al 1050, che, sconfitti i Bizantini, ebbero un particolare riguardo per i monaci Basiliani. Si fa risalire l’edificazione del Monastero di Casole, infatti, al 1098. Ma c’è di più. Nel giro di pochi decenni il Monastero divenne noto centro culturale italiano prima e poi europeo, e non solo per la sua biblioteca, come è stato già sottolineato. Va ricordato infatti che i Basiliani apportarono molte innovazioni in agricoltura e pare che i famosi frantoi ipogei siano una loro creazione, avendo esperienza nella conoscenza delle grotte naturali o scavate nella roccia, dal momento che per moltissimi decenni furono le loro residenze-rifugio.

            Va da sé che al principio il Monastero di Casole dovette gestire tutte le tensioni derivanti e annesse allo Scisma d’Oriente, che si data intorno al 1050, e in qualche modo, dall’altra anche all’incalzare dell’Ordine Benedettino, adeguandosi lentamente dal rito greco al rito latino. Ad ogni modo, nel periodo normanno il monastero godette di particolare favore da parte dei regnanti e, non solo centro di Fede, ma sviluppò anche un complesso di attività, che andarono dall’agricoltura, all’insegnamento, soprattutto del greco …alla poesia. In riferimento a questi ultimi punti, il Monastero fu sostanzialmente una specie di college, dove studenti da tutta Europa venivano a formarsi e non solo sotto il profilo religioso.

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            Purtroppo, nel 1480, con la conquista di Otranto da parte dei turchi, il Monastero venne completamente distrutto, ed anche la sua preziosa biblioteca, ricca di Codici, andò quasi completamente persa. In ogni caso, alcuni dei Codici della biblioteca di Casole si trovano oggi in prestigiose biblioteche di Firenze, Venezia, Parigi, Londra.

            Qualche anno più tardi, Clemente VII si adoperò per il recupero della struttura, ma si limitò alla ricostruzione della chiesa, trascurando il ripristino del monastero. E ciò perché non si presentava oramai più particolarmente utile. Va ricordato infatti, che a partire dal 1300 il monachesimo, dopo aver raggiunto il suo massimo splendore con i cluniacensi intorno al 1250, entrò in una rapida fase di declino, talché nel 1500 il numero dei monasteri in Europa si ridusse di circa il 50% rispetto al periodo più florido, che va dal 1100 al 1200.

            La Chiesa di San Nicola di Casole non ebbe il successo dell’originario Monastero e nel 1800 venne abbandonata e venduta per ospitare attività agricole. Oggi, di tutta la struttura religiosa non rimangono che ben poche tracce, anche se è possibile comprenderne la grandezza.

E.I.

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