Cosa resterà degli anni ’80 - Francesca Greco

Cosa resterà degli anni ’80 - Francesca Greco

         “Cosa resterà degli anni ’80…”si chiedeva Raf, nome d’arte di Raffaele Riefoli, nel 1989, in cui due momenti più di altri segnarono la nostra memoria: lo studente in piazza Tienanmen nel giugno e la Caduta del Muro di Berlino, in novembre, che fu simbolo per 30 anni di divisione non solo per una città ma per il mondo intero. Ma gli anni ’80, solo in parte possono identificarsi in questi due momenti fondanti per l’Umanità, perché sebbene segnano, infatti, la fine di un lungo processo storico iniziato cento anni prima, con la pace di Versailles, di fatto sono “pieni” di tanto altro, soprattutto sul piano musicale, e non solo in Italia.

         Ma facciamo un passo indietro. Correva il 1981 quando in una “ventiquattro ore” di concerti, organizzata dal Club Tenco, Paolo Conte presenta Paris Milonga, un brano che segnerà l’intero decennio, quanto a stile dalla canzone cantautorale. Lontano dai palcoscenici, con magie sudamericane, con lo spessore particolarmente raro, Paolo Conte, infatti, è un autore dalla musica internazionale, così come ci conferma, poi, con Appunti di viaggio nel 1982, ma anche da uno stile singolare, unico, nuovo ed irrepetibile. Gli anni ’80 di Conte, in effetti, sono un perfetto ensamble di jazz, savoir faire, musica d’oltreoceano e profondità d’animo e di voce.

         Gli anni ’80, però, si aprono anche con un paio di tragedie, che non lasciano il mondo indifferente. La Repubblica viene colpita con una bomba al cuore bolognese: il 2 agosto 1980 quando un ordigno esplosivo devastò la stazione del capoluogo emiliano. Nel 1981, poi, scoppia lo scandalo P2, tragica conferma di come l’identità democratica italiano fosse condizionata in modo illecito.

         E mentre tutto questo si dipanava, in maniera non curante della morte, la canzone italiana continuava a fare suo corso, non certo a “cuor leggere”, ma in ogni caso ponendosi in un’ottica certamente ancora più pop e rock, richiamando influenze americane. Alla parte frivola del decennio, caratterizzata comunque da memorabili pezzi come Gioca jouer e Vamos a la playa dei Righeira, segue, nel 1983, qualcosa di molto più pregnante. “Vita Spericolata” viene presentata a Sanremo da Vasco Rossi: arriva penultima, ma rimarrà un classico della canzone italiana. Vasco si afferma, lo dirà anche De André, come l’unico rocker credibile. Nel 1983, ancora, Vasco Rossi vince il Festivalbar con Bollicine, ironica canzone con riferimenti alla cocaina. La carriera del rocker italiano però subisce una battuta d’arresto, in senso letterale, proprio a causa dell’uso di sostanze stupefacenti. Nel 1987, ad ogni modo, torna con C’è chi dice no. Vasco consacra, insomma, un punto di svolta della canzone italiana e, certamente, questi sono i suoi anni, quelli del decollo.

         Su altro versante, e forse anche in una prospettiva più che rivoluzionaria, geniale, troviamo il foggiano Renzo Arbore, col suo stile e con la sua ironia del tutto uniche, sebbene associate ad un melange musicale più regolare e in linea con le partiture moderne. Per Arbore il successo enorme del 1985 con Quelli della notte segna un punto di svolta nello spettacolo in ambito televisivo. Il successo viene replicato con Indietro tutta! Nel 1986 il pugliese Arbore si presenta a Sanremo con Il clarinetto: un palese doppio senso con riferimento all’organo maschile che per creare un blues ha bisogno di una mano.  

         Gli anni ’80, come già sottolineato, sono gli anni del rock italiano. E se fino ad ora abbiamo guardato agli interpreti maschili, con Fotoromanza, nel 1984, si somma Gianna Nannini: il suo fu un exploit. Da questo momento la Nannini è una delle voci che caratterizzerà la scena rockettara italiana: nel 1986 Profumo e, poi, Bello e Impossibile vincono due dischi di platino, permettendo alla cantante di raggiungere il successo internazionale.

         All’anima rock tipica degli anni ’80 si accosta quella rock demenziale degli Skiantos. Formatosi a metà degli anni ’70, gli Skiantos, soprattutto nelle performance iniziali, si rifanno alla corrente dadaista e futurista e i loro concerti si caratterizzeranno per il lancio di ortaggi sul pubblico; le canzoni vengono destrutturate, quasi fatte a pezzi. Nel 1980 viene pubblicata Mi piaccion le sbarbine, uno dei pezzi più conosciuti del gruppo.

         In Emilia anche i CCCP-Fedeli alla Linea, si affermano, definendosi gruppo punk filosovietico o gruppo di musica melodica emiliana, a seconda dei casi. Nel 1985 pubblicano Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi, una pietra miliare di quel periodo, per loro e per gli anni ‘80 (e perché no, anche dei giorni nostri). La loro Emilia cantata è dissimulata dalla ricerca e dalla finzione artistica, destabilizzando e smascherando così ruoli ed identità.

         Insomma, il panorama musicale che si prospetta in questo decennio, gli anni ’80 appunto, è ricco, variegato, pieno di colpi di scena: si consolidano vecchie conoscenze, nuove prendono piede. Certamente, epoca di forti influenze straniere, e non solo sul piano del rock. La scena italiana è, come sempre, un terreno fertile dove c’è spazio per tutti, indistintamente. Chissà se, ancora oggi, siamo in grado di dare risposta a quella domanda di Raf, che appare fatidica e valida anche il nostro Mondo.  

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