Per questo fine settimana d’autunno inoltrato, peraltro molto benigno, mite, dalle giuste mestizie, la Nostra Caterina Gerardi propone una fotografia che impone una grande riflessione in linea con questo Tempo.
Tratta dal suo volume del 1998, “La città ultima: storia ed immagini del cimitero di Lecce” edito da Besa, narra di un’anziana che ritorna dalla visita ai suoi cari defunti. È un ritorno, tuttavia, che si dispiega su più piani di riferimento, e non solo su quello fisico-visivo, ma anche, attraverso una proiezione o costruzione metaforica, su quello simbolico-esistenziale. Il ritorno è dunque, in tale prospettiva, un andare verso le origini di sé e delle cose, e della stessa storia ovviamente. Caterina, in definitiva, focalizza l’attenzione su un momento di un viaggio, quello a ritroso, possibile, tuttavia, se si è andati avanti. Un viaggio che si può intraprendere solo se si è realmente vissuti. Vita che non può essere raccontata se non attraverso un’anziana donna, ma vale lo stesso per un uomo molto avanti con l’età.
D’altro canto, la Vita, quella vera, invecchia e fa invecchiare. E così rende possibile ancora lunghi tratti di esistenza proprio perché ad un certo punto necessita l’atto del riaggomitolare la grande matassa che si è dipanata, a partire dalla nascita. Ma che dico. Credo fermamente che la propria storia abbia le sue radici in questioni prenatali, come la stessa anima esiste prima della Vita stessa. E così, questo viaggio a ritroso, forse consente di pervenire nella dimensione dell’eternità e del senso, o dei sensi dell’esistenza.
La Nostra Gerardi, fotografa, non dai colpi di scena, capace di andare al di là dell’ovvio, con i suoi racconti ci porta sempre in ambiti inusitati, facendo divenire la fotografia stessa l’inusitato per eccellenza, senza un gran clamore.
Rosanna Gobetti