La Puglia batterà moneta? – Francesco Cavallo

La Puglia batterà moneta? – Francesco Cavallo

            L’euro è la moneta protagonista di uno dei più grandi cambiamenti economici dell’epoca contemporanea, in quanto moneta unica utilizzata in gran parte del continente europeo a partire dai primi anni 2000. L’evoluzione stessa del progetto europeo è andata di pari passo con questa moneta, che nei suoi obiettivi vedeva l’abbattimento dei tassi di interesse e un maggior potere di acquisto per i cittadini europei e conseguentemente la creazione di una valuta dall’alta competitività sui mercati. Ma queste aspettative, considerando le crisi che il sistema economico-sociale globale ha subito nel corso del 21esimo secolo, sono state rispettate? 

           Sebbene i tassi di interesse nell’eurozona risultino essere ad oggi effettivamente bassi con un’inflazione spesso prossima allo zero, l’euro pare non abbia rappresentato uno strumento particolarmente affidabile per i paesi europei. Il potere di acquisto di molte famiglie e di intere classi è notevolmente inferiore rispetto al passato, cosi come è in tendenza negativa la capacità reddituale delle stesse. La crisi scaturita dal diffondersi del Covid-19, inoltre, ha contribuito alla diminuzione della liquidità a disposizione di famiglie e imprese, rendendo così minore la capacità di investimento delle aziende. Nasce quindi spontanea la domandasul come rilanciare l’economia nazionale partendo anche dal locale e su quali strumenti utilizzare, considerando che molti di questi non hanno avuto gli effetti sperati.
           Ecco che la necessità di ricorrere a soluzioni alternative trova risposta, secondo il consigliere regionale pugliese Antonio Trevisi, nell’utilizzo della moneta complementare. La proposta avanzata dal portavoce M5S è quella di creare una moneta pugliese parallela all’euro. La nascita di un sistema che segue un modello di economia solidale, qual è quello immaginato dal consigliere, garantirebbe una nuova opportunità per gli imprenditori pugliesi con uno strumento di scambio non monetario e che nasce dal basso. La moneta complementare consentirebbe, attraverso la creazione di una stanza di compensazione elettronica di crediti e debiti a tasso zero, la crescita dell’economia locale con imprese che si scambiano, acquistano e vendono beni e servizi senza denaro. Tale soluzione offre vantaggi immediati, generando, almeno in linea teorica, ricchezza in maniera immediata tra i soggetti del processo produttivo oltre che rafforzare il legame col territorio.
            Questa valuta, che qualora venisse alla luce prenderà con buona probabilità il nome di “pugliex”, non è ad oggi una novità. Differenti sono le valute complementari già presenti in Italia, sia di emissione pubblica sia privata, con ottimi risultati sulla carta. Gli aspetti positivi, nel momento in cui questa moneta fosse supportata sistematicamente, sono numerosi e tutti potenzialmente in grado di fornire liquidità e velocità di scambio ad un sistema completamente bloccato. Il rapporto territoriale delle imprese non può che giovare di un meccanismo vincolato che rafforza e sostiene la filiera produttiva. La possibilità da parte della regione di creare una moneta parallela a quella unica è infatti reale, poiché al di fuori dello Stato, oggi, qualsiasi ente potrebbe “stampare” una moneta complementare.
           Ma vi è la volontà di creare questo strumento? Se da un lato la proposta ha passato i primi step, numerosi sono i dubbi circa l’attuazione di uno strumento di questo tipo nel territorio nazionale. L’argomento certamente complesso necessita di una profonda riflessione che coinvolga tutte le parti economiche e sociali. Immaginare il successo di una moneta complementare regionale potrebbe facilmente spingere altre regioni a seguire la stessa strada, alimentando la fiamma di un federalismo spinto, che altro non può causare che una disgregazione del sistema economico-sociale Italiano e, ancora, politico. Parallelamente in un’ottica ben più grande, la potenziale virtuosità di uno strumento così pensato potrebbe mettere in discussione delicati equilibri sovranazionali e meccanismi di tensione e controllo che spesso hanno caratterizzato i rapporti tra i “potenti” e gli altri attori sociali. Occorre quindi una importante analisi politica da parte dei soggetti istituzionali di una proposta valutata positivamente a livello tecnico e che ha suscitato notevole interesse e che tuttavia si deve dotare della forza politica per realizzarsi compiutamente. In effetti, battere moneta significa avere un potere significativo sull’orientamento dell’economia sottostante, che richiede quanto meno un accordo nel consesso europeo, la cui struttura di produzione e di scambio è stata concertata secondo certi criteri e certe politiche, non ultime di caratura internazionale. Insomma, variare, anche se di poco, gli equilibri politico-economici non è impossibile, ma…

Francesco Cavallo

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