Cgil, Cisl, Uil: “Sbloccare le procedure per la CIG ed evitare ulteriori disagi ai lavoratori!”

Cgil, Cisl, Uil: “Sbloccare le procedure per la CIG ed evitare ulteriori disagi ai lavoratori!”

         Secondo quanto riportato dall’Istat, sarebbero almeno 3 milioni le ore di cassa integrazione erogate negli ultimi mesi, quelli che hanno visto l’Italia coinvolta nel contagio da Covid. Tutti i comparti della produzione industriale, soprattutto di aziende medie e piccole, sono stati colpiti dalla caduta della domanda, ovvero degli ordini. Assieme agli imprenditori, ad essere colpiti, per primi, sono proprio i lavoratori, che dai dati resi pubblici dall’istituto di statistica, sono largamente costretti alla cassa integrazione.

         Un comparto importante per la produzione italiana è senz’altro quello dell’artigianato, che solo nel 2019 valeva 7,8 miliardi di Euro di export. Un comparto che ha fatto sollevare unitariamente i tre sindacati confederali di Cgil, Cisl e Uil, che in una nota descrivono dettagliatamente le attuali condizioni vissute dai lavoratori:

         “50, 50 giorni di rimpalli, procedure, adempimenti, sono davvero troppi.

         Già prima si sapeva che le risorse economiche stanziate per il Fondo dell’Artigianato, unico soggetto abilitato ad erogare la cassa integrazione alle lavoratrici ed ai lavoratori del Comparto, erano insufficienti.

         Lo scrivono in una nota unitaria la Segretaria Confederale Cgil, Tania Scacchetti, il Segretario Generale aggiunto Cisl, Luigi Sbarra e la Segretaria confederale Uil, Ivana Veronese.

         Il Governo ha messo una pezza stanziando nel “Decreto agosto” 500 milioni per artigiani e somministrati. Era la vigilia di Ferragosto. Da lì prende il via la procedura: un decreto di ripartizione fra i due Fondi (discutibile perché basato non sulle effettive necessità ma su supposte proporzioni), la firma della Ministra e la firma del Ministro, poi la Corte dei conti, poi le valutazioni dell’Unità Centrale di Bilancio del Ministero dell’Economia, poi un altro decreto direttoriale interno al Dicastero del Lavoro, poi le risorse passate alla Banca d’Italia che deve provvedere ad accreditarle sul conto corrente di FSBA. Sta di fatto che ad ora, i soldi ancora non sono arrivati.

         A poco vale che al Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato abbiano tutto pronto per erogare le prestazioni a 440.447 lavoratrici e lavoratori che aspettano le competenze relative ai mesi di maggio, giugno e luglio. I conteggi sono fatti, le verifiche interne al fondo sono complete, gli iban sono registrati. Ma non si può che attendere ancora. Sapendo che il Fondo in 24, massimo 48 ore sarà in grado di spendere tutto.

         Che poi, quando le risorse, 375 milioni, saranno arrivate, non basteranno al pagamento di tutte le prestazioni della prima ondata. Dai calcoli di FSBA, precisi al centesimo sulla base di tutte le domande inserite nel sistema complete e liquidabili, servono quasi altri 50 milioni. Sarà necessario che il Ministero del Lavoro trovi al più presto il modo di farli avere. Perché davvero, così come è intollerabile che si sia arrivati a ottobre per pagare la cassa integrazione di maggio, non si può nemmeno lontanamente pensare che per qualcuno questa attesa debba continuare.

         Dall’inizio della vicenda, FSBA ha già erogato la prestazione temporanea Covid a 725.497 lavoratori (molti dei quali riceveranno ora un ulteriore versamento), con una spesa superiore al miliardo, utilizzando i soldi pubblici appositamente stanziati e anticipandone di propri: 260 milioni, dei quali il Fondo deve assolutamente rientrare perché servono a pagare le prestazioni ordinarie ed a sostenere il reddito dei dipendenti del Comparto.

         Il decreto di agosto prevede un ulteriore periodo di cassa integrazione, 9 settimane più altre 9 con condizionalità. Anche qui c’è uno specifico stanziamento per il Fondo dell’Artigianato e per quello dei somministrati. Occorre che le procedure di attribuzione e di conferimento vengano subito attivate, per evitare il ripetersi di ritardi, attese esasperanti, profondo disagio fra i lavoratori.”

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