…eppure consegniamo i nostri dati a chiunque – di Massimiliano Lorenzo

…eppure consegniamo i nostri dati a chiunque – di Massimiliano Lorenzo

          È di questi giorni la polemica, o scontro, sull’applicazione per smartphone titolata “Immuni” al fine di consentire il tracciamento dei cittadini nella fase 2 dell’emergenza Covid-19. Quale il punto della questione? La privacy di ognuno di noi, pare.

          Occorre, al riguardo, fare un po’ di chiarezza, senza troppi ragionamenti. O meglio, abbandonando la ragione per consegnarci alla ragionevolezza.

          Se è vero che il problema di quest’applicazione governativa sarebbe la cessione di dati, informazioni personali, con riferimento soprattutto ai luoghi frequentati, gestiti da algoritmi orientati alla geolocalizzazione, allora occorre tranquillizzarsi. Perché? Semplice! Ogni giorno ed ogni qualvolta che accediamo ad un sito, ad un sondaggio (anche e soprattutto quelli per scoprire quale cantante famoso ci è più simile) o un’applicazione qualsiasi, siamo noi che volontariamente “regaliamo” alle agenzie di big data, molte delle quali di fama mondiale, tutte quelle informazioni che ora ci spaventerebbe passare allo Stato italiano, sebbene rappresentino poca cosa rispetto alla mole di informazioni che diamo correntemente ogni giorno alle citate agenzie.

          E qui va chiarito un punto: nessuno sostiene che la consegna di questi dati, attraverso l’applicazione “Immuni” debba avvenire a cuor leggero, e chi scrive non vuole certo incitare a farlo. È giusto però capire di cosa effettivamente si tratti, di cosa nel concreto avvenga.

          Ora, perché crediamo che i servizi on line siano gratis? Perché i distributori sono benevoli e ci vogliono aiutare nel loro utilizzo? Apparirà strano ma è difficile svelare un qualcosa di noto alla maggior parte della popolazione. Ecco, molti dei servizi on line sono gratuiti perché il loro prezzo è proprio la nostra spontanea e volontaria cessazione di dati, utili alle grandi agenzie di cui si è fatta menzione, per vari fini commerciali. Dati meno sensibili, peraltro, rispetto a quelli richiesti dalla app inquisita dalla maggior parte dei media nazionale.

          Allora, ha senso indignarsi? E solo perché il governo ha commissionato la creazione di una app per i dati sanitari relativi al coronavirus ed il tracciamento degli spostamenti di contagiati e immuni? Ha senso fare una levata di scudi per qualcosa che facciamo giornalmente e che dovrebbe invece aiutarci nella seconda fase, ovvero quella di ripresa dall’emergenza coronavirus?

          In questo periodo sarebbe più indicato e decisamente utile chiedersi, invece, perché ancora non si affrontano seriamente le questioni più scottanti inerenti i finanziamenti strutturali per la sanità, per le infrastrutture, per la formazione. Questioni importanti per affrontare con successo i mesi a venire, quelli più difficili. Quanti perderanno, infatti, il lavoro dopo questa crisi? Ed ancora, quanti giovani vedranno la loro condizione, già precaria, aggravarsi ancora? E non basta, quanti dovranno, infatti, sottostare ancora più pesantemente al volere dei datori di lavoro e dei grandi manager? Ecco, poniamoci quesiti rispetto a materie strutturali e fondamentali, non su qualcosa che abbiamo deciso tempo fa e accettato senza batter ciglio.

Massimiliano Lorenzo

powered by social2s

Ultimi articoli - Cultura

Questo sito web fa uso di cookie tecnici e analitici. I cookie analitici usati in questo sito sono cookie analitici di terze parti, utilizzati a fini statistici per la raccolta di dati aggregati, gestiti con la tecnologia della anonimizzazione dell'indirizzo IP. Essi non vengono incrociati con altri servizi. Per tali ragioni sono assimilabili a cookie tecnici e, pertanto, l'uso di questi cookie non necessita del consenso preventivo da parte dell'utente del sito. Questo sito non fa uso di cookie di profilazione dell'utente.