Emma Margari a Milano col suo ultimo lavoro: "Portami Al Sicuro" - di Paolo Rausa

Emma Margari a Milano col suo ultimo lavoro: "Portami Al Sicuro" - di Paolo Rausa

Domenica, 24 Ottobre ore 16,30 presso la Casa delle Associazioni del Municipio 1 di Milano, in via Marsala 8, sarà presentato l'ultimo lavoro di Emma Margari, "Portami Al Sicuro", grazie all'organizzazione e al contributo dell'Associazione Regionale Pugliesi di Milano

      Questo nuovo romanzo di Emma Margari è stato scritto prima del covid-19. È doveroso dirlo perché le situazioni narrate non risentono del clima e delle ristrettezze della pandemia. I personaggi sono o si sentono liberi di muoversi, frequentare bar, festini e altro. Il suo precedente romanzo è stato pubblicato nel 2016 con il titolo di “Polipòpio”, un simpatico polpo che vive nei mari di Santa Maria Leuca, la bianca, Finibusterrae, laddove scrive Vittorio Bodini “i salentini dopo morti/fanno ritorno/col cappello in testa”.

     Il Salento è il luogo del cuore di Emma Margari, un luogo fisico ma anche immaginario. Nel senso che trascorre da luogo di identità, dove si è nati e cresciuti e dove si intessono legami d’amicizia e d’amore, a luogo di resistenza o meglio di resilienza rigenerativa. Dopo c’è il mare, il pelago profondo, inesplorato dove si perdono le speranze degli uomini e delle donne. Qui si gioca e si vince o si perde la fortuna. Una Terra che permea il carattere duro dei suoi abitanti, non più i vecchi contadini abituati alle fatiche inenarrabili ma le giovani generazioni colte, soprattutto le donne, che aspirano all’emancipazione professionale, sociale e dei sentimenti. Alla ricerca di sé stesse. Anche gli uomini lo sono, colpiti dal senso di sgomento fra l’interpretare un ruolo patriarcale decisamente desueto, in crisi, e un nuovo ruolo tutto da ricavare e riscrivere, che riguarda il presente e il futuro. Un ambiente straordinario che invita alla perdizione, con il mare che sprofonda nei desideri e lascia annichiliti, alla ricerca di una nuova dimensione.

EmmaMargari

   In tutto questo baillamme di arsura e di luce folgorante si muovono i personaggi che danno vita al romanzo di Emma Margari, la cui scrittura cerca di penetrare nel profondo dei sentimenti e di scavare fino a trovare l’umanità più vera, senza compiangimenti o giudizi morali. Irma la dolce, verrebbe da dire, e le sue compagne e amiche del cuore, Sara e Laura, cercano di sopravvivere avendo perso la forza dei sogni, appesantite da storie famigliari che rasentano la violenza e l’abbandono e nel migliore dei casi l’insinuazione dei genitori fino a determinare il futuro delle figlie. Sono queste il motore delle storie che si accavallano e si sovrappongono alle loro ansie di libertà, come ragnatele che impediscono la capacità dei loro movimenti in attesa di essere divorate dal perfido ragno o Lupo che dir si voglia. Una condizione così pesante che a queste anime in pena non resta che la solidarietà, la forte amicizia per fare fronte comune contro le ingiustizie sociali nei riguardi di una terra che soffre e che non ritrova dall’interno neppure la forza di una visione, un sogno comune. I maschi, da alleati che potrebbero condividere la necessità di uscire da queste condizioni, si trasformano a loro volta in complici. Non sanno amare e perpetuano in un eterno vortice di seduzioni le loro compagne illudendole ma senza alcuna prospettiva plausibile.

    Un romanzo che fa dell’amicizia e dell’amore le leve possibili per ribaltare questa sudditanza, resa gravosa dal fardello che ogni storia si porta dietro, compresa quella della piccola Paola che è stata abusata e che ora è divenuta grande e acerba nei sentimenti e nelle emozioni. Il romanzo prende alla gola, fa commuovere per quanto siano le emozioni al centro del narrare sempre fitto, sempre inquieto, nervoso, pronto ad esplodere, a debordare, alla ricerca della felicità possibile.

    Abbiamo tutti bisogno di un demone, come quello di Socrate, o meglio di Diotima, una donna vissuta e che ancora porta i segni addosso di un sentimento nefasto. Qui dal nome di Bianca, certo per i capelli e per la saggezza, per la sua conoscenza accumulata, per i suoi studi e per la lunga pratica di psicoterapeuta. È lei a incoraggiare Irma e anche le sue amiche a osare, a liberarsi dalla paura, a vivere sino in fondo l’esperienza vitale, riconoscendo il dolore patito e nello stesso tempo a farne un elemento di ricchezza, una opportunità da cui partire per aspirare ad una vita serena, felice, alla riconquista di sé stesse.  Non sarà facile e non sarà semplice, le prove che attendono Irma, Sara e Laura, sono enormi. Le insidie numerose. Le prospettive di un amore ritrovato si infrangono contro gli scogli della incomprensione, ma nulla è perduto. Sotto la guida vigile e attenta, amorevole di Bianca, le giovani donne cercano di scalare l’Olimpo non per sostituirsi agli dei ma per abbatterli.

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    Le emozioni faticano ad esprimersi. La durezza della vita e le delusioni mettono in guardia. Eppure troveranno il modo di sgorgare copiose sotto forma di pianto lustrale e liberatorio. Irma, Sara e Laura sono a loro modo delle eroine alla conquista della terra promessa. Che ricalcano non il modello dell’eroe positivo senza macchia e senza paura ma dell’essere inquieto, già anticipato in quell’Orlando furioso dell’Arioso, alla ricerca dell’amore perduto e che invece alla fine a perdersi è il suo senno, recuperato sull’ippogrifo dal buon Astolfo che vola fino alla Luna, silente eppure presaga delle sventure umane. Eroine sempre più tenaci e volenterose ma che lottano come don Chisciotte contro un nemico immaginario. In questo senso il romanzo di Emma Margari indica una via di salvazione nel recupero della propria interiorità, nel viaggio dentro sé stessi.

     A che serve cambiare mare e cielo scrive Orazio nella satira a Bullazio se non ti accorgi che quel che cerchi è qui, se ti manca l’animo sereno, non come condizione esterna ma come conquista e padronanza di sé stessi? Emma Margari, forte anche delle sue esperienze didattiche e psicoterapeutiche, affronta con un linguaggio fresco e immediato questo viaggio nel mediterraneo dell’animo umano da novella Odissea, anzi rovesciando i ruoli e le insidie e cercando di ritrovare la sua Itaca e la felicità accanto ad un compagno che indaghi la sua anima e non si fermi alle apparenze e al soddisfacimento del solo temporaneo attimo di piacere, senza dover rinunciare all’eternità e alla bellezza del sentimento d’amore.

      Sul piano strettamente narrativo il racconto si incrocia con la favola della Principessa Ringhio, frutto del lavoro che ha condotto Irma sulle tracce di Paola nella Casa famiglia, pubblicati insieme secondo i dettami e il volere testamentario di Bianca, che ha finanziato con dei lasciti la pubblicazione e con la raccomandazione che il ricavato venga versato ad una onlus che si occupi di sostenere la lotta contro la violenza di genere. Non è una meraviglia questa?

Paolo Rausa

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