Appunti per la storia del Distretto Culturale Leccese: le premesse – di Samuele de Benedetto

Appunti per la storia del Distretto Culturale Leccese: le premesse – di Samuele de Benedetto

        Prende qui avvio la nuova rubrica di Venti di Ponente, ovvero Appunti per Storia del Distretto Culturale Leccese, che intende avviare una serie di riflessioni che avranno come obiettivo quello di tentare di ricostruire la storia recente del Distretto Culturale leccese, ovvero mettere in luce le vicende significative che hanno caratterizzato il mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura nella provincia di Lecce, portandolo a essere un fenomeno sociale ed economico di particolare rilievo anche in ambito nazionale. Sebbene in termini assoluti il Distretto Culturale leccese non possa essere paragonato a quello milanese, romano o napoletano, in termini relativi tuttavia non è azzardato ipotizzare, che spicchi nel panorama nazionale per portata, sotto i profili sociali ed economici. La popolazione coinvolta nel settore supera, secondo stime attendibili, il 30%. Per altro, in base alle ultime evidenze statistiche, il PIL ascrivibile al mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura in provincia di lecce, in una prospettiva pessimistica, supera il 7%, risultando così le sue attività prossime per spessore a quelle del mondo dell’edilizia e dell’industria in senso stretto, definendosi così come fenomeno di sicuro rilievo non solo a livello locale, ma pure in ambito italiano.

      Proprio per questo, gli articoli che seguiranno richiedono delle attente premesse non solo metodologiche, ma anche di carattere sociale ed economico

      Al riguardo, va subito precisato che, qualcuno potrebbe addurre che la ricostruzione storiografica di un fenomeno dovrebbe essere realizzata a distanza di almeno cinquant’anni dallo stesso, al fine di avere una visione delle cose scevra da condizionamenti che potrebbero porre il presente. L’operazione che con questa Rubrica si tenta, però, è quella di appuntare e riannodare, seppur utilizzando un modello di riferimento, fatti, luoghi e persone che appaiono quali elementi chiave nel percorso di sviluppo del Distretto leccese a partire dagli anni ’90. Va da sé che si tratta solo di una delle tante possibili ricostruzioni, peraltro del tutto provvisoria. Ma c’è di più. In qualche modo, è la prima ad essere realizzata e proprio per questa destinata ad essere integrata e arricchita nei prossimi anni. Infatti la nostra rubrica vuole essere un primo contributo, sicuramente non esaustivo, ma che possa costituire un indizio utile nel futuro e per chi vorrà provvedere alla ricostruzione dei fatti con maggiore approfondimento e dettaglio.

      In secondo luogo va compreso cosa si intenda per Distretto. In particolare il termine fa riferimento a una zona o a un territorio in cui si evidenzia un determinato tipo di fenomeno. Si parla, ad esempio, di distretto militare, di distretto sanitario, distretto sismico o vulcanico, di distretto floristico e via discorrendo, ove tutte queste attività, pertinenti al genere umano e alla diversificazione della sua pluralità di interessi, necessità, aspirazioni, trovano collocamento. La derivazione dal latino districtus lo ritrova nella forma del participio perfetto con il significato primario di “tirato” nel senso di disteso, occupato, intento a più cose. Fu poi utilizzato da un noto economista e sociologo inglese, che visse tra la metà del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo, Alfred Marshall che ne specificò ulteriormente il significato, definendolo quell’intreccio tra attività sociali e culturali nonché economiche che si vanno a stabilire in un determinato ambiente territoriale. Concetto in seguito ripreso e approfondito negli anni ‘70 dal fiorentino Giacomo Beccattini, per il quale, esplicitando anche meglio il pensiero di Marshall, Il termine distretto si configura in un’accezione prettamente qualitativa e solo in misura minore di tipo quantitativo. Sicché, in linea di massima, per Becattini il Distretto è quel territorio in cui atmosfere e ambiente socioculturale e produttivo sono impregnati di un certo tipo di umana attività.

      In anni più vicini a noi, poi, si è trattato del Distretto, studiando quelli a sviluppo spontaneo e quelli “calati dall’alto”, tramite finanziamenti statali e una disciplina che fa ricorso al concetto e al metodo del cluster. In tale prospettiva, il Distretto culturale leccese rientra a pieno titolo tra quelli spontanei, sebbene l’intervento dello Stato abbia inciso in maniera di non poco conto, ma mai si è trattato di un intervento organico. Ciò che inoltre spinge a ritenerlo un fenomeno spontaneo sono la storia secolare, il retroterra culturale presenti soprattutto nel capoluogo salentino, ma anche in altri centri della provincia, che hanno contribuito a che il complesso delle attività del Distretto leccese si componessero e si sviluppassero in maniera poco programmabile. In tale direzione vanno tenuti presenti vari fattori e tra questi due in particolare.

      In primis va considerato che Lecce è da oltre un millennio capoluogo di provincia, di una provincia che in alcuni tratti della storia si è estesa sino a Matera e a tutto il territorio barese, compresa Bari. Un centro amministrativo e militare dunque di primaria rilevanza, che ha necessariamente implicato un addensamento di personalità di alta cultura, che hanno creato una massa critica sino al punto in cui la maggior parte dei grandturisti provenienti dall’Inghilterra, dalla Scozia, dalla Francia, dalla Germania, tra il ‘500 e l’’800, hanno quasi tutti definito, nei loro diari di viaggio, Lecce la città più evoluta del Mezzogiorno d’Italia dopo Napoli e Palermo.

      Appunti per la Storia del Distretto Culturale Leccese sarà una Rubrica che da un lato tenterà la ricostruzione cronologica dei fatti e degli avvenimenti, dello sviluppo, insomma, dall’altro procederà ad alcuni approfondimenti in certi comparti strategici. Tutto questo avvalendosi di documenti, pubblici e ufficiali, ma anche di testimonianze di attori privilegiati del Distretto, non mancando ovviamente di tenere in considerazione gli studi compiuti sino ad oggi, che sebbene parziali, offrono indizi importanti. Tra questi, negli ultimi dieci anni, per noi rilevanti sono stati gli sforzi di sintesi di Raffaele Polo, col suo Taccuino Introduttivo alla Letteratura Salentina, pubblicato nel 2020, di Carlo Stasi, col Dizionario Enciclopedico dei Salentini, edito nel 2018, e di Mauro Ragosta, che, con Capire l’Economia della Provincia di Lecce, pubblicato nel 2013, ha definito per la prima volta in Italia, il settore dell’Arte dello Spettacolo e della Cultura, partendo proprio dal caso leccese.

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