Appunti per la storia del Distretto Culturale Leccese: gli anni '90 e i meccanismi dello sviluppo – di Samuele de Benedetto

Appunti per la storia del Distretto Culturale Leccese: gli anni '90 e i meccanismi dello sviluppo – di Samuele de Benedetto

E siamo così al terzo appuntamento della rubrica di Venti di Ponente dedicata al Distretto Culturale Leccese, che ha come obiettivo descrivere i processi sociali e culturali che nel corso degli ultimi trent’anni, ne hanno determinato l’attuale assetto.

     Che Lecce sia stata nell’ultimo millennio, assieme alla sua provincia, un centro culturalmente vivace è stato già evidenziato e accertato dalla storiografia, che ne ha messo in luce tutte le sue peculiarità e dettagliato tutte le sue caratteristiche. In tale direzione un’importante conferma ci viene dai diari dei grandturisti, che a partire sin da metà del ‘500 e fino a tutto l’800, rilevano che il capoluogo salentino, dopo Napoli e Palermo, è il centro più evoluto del Sud dell’Italia. Una porzione di territorio, quello italiano, che in tale arco di tempo, da Nord a Sud, detiene tutti i primati culturali del Vecchio Continente e dove i rampolli, soprattutto dell’upper class inglese, tedesca e francese, si formano, attraverso viaggi di istruzione che durano alcuni anni, a volte più di cinque.

            Il Distretto Culturale Leccese, che si sviluppa a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, trova in questa circostanza i fondamentali della sua esistenza, ma non le determinanti, non le cause scatenanti il grande fermento culturale che vive oggi una porzione importante della popolazione del capoluogo salentino prima e di tutta la provincia poi, coinvolgendo nello specifico, tutti gli strati sociali.

            Un ruolo decisivo per la costruzione dell’attuale assetto del mondo culturale leccese tutto, lo ha avuto la politica stricto sensu ed in particolare quella di sinistra di stampo comunista. L’eredità teorica di Gramsci -che tra le altre ripropone tecniche e tattiche politiche inaugurate per la prima volta durante la Controriforma dalla Chiesa, grazie all’opera di Sant’Ignazio di Loyola- viene raccolta e implementata sapientemente in Italia da Cesare Luporini, filosofo e alto dirigente del Partito Comunista Italiano, a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, producendo così le condizioni essenziali per lo sviluppo della cultura di massa, che a Lecce e dintorni prende il via subito dopo il venir meno della Prima Repubblica, una volta cioè creata la struttura portante “dell’esercito” culturale.

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            In effetti, fino agli anni ’80 del Novecento, nel leccese la cultura nella prospettiva letteraria, musicale, artistica, teatrale era un fenomeno d’élite, circoscritto. Peraltro, il livello di istruzione di base, ancora negli anni ’80, era molto basso, ad esclusione delle classi più agiate e aristocratiche. Il boom economico leccese avviatosi negli anni ’70 ed esploso nel decennio successivo, portando con sé anche l’eroina, non era stato tale da innalzare il livello culturale della popolazione tutta. Perché ciò avvenga bisogna attendere gli anni ’90, anni in cui si pongono le basi per la crescita culturale generale. In tale direzione, da un lato si assiste allo sviluppo delle strutture universitarie locali, dall’altro si consolidano e crescono le attività del Conservatorio Musicale, l’Accademia delle Belle Arti, alle quali si associano il veloce sviluppo di molte compagnie teatrali, in gran parte sorte tra gli anni ’70 e ’80 e comunque dopo il famoso ’68. Non poche poi, le iniziative legate alle scuole di ballo.

            Un ruolo centrale nello sviluppo del Distretto Culturale Leccese lo hanno la pittura, la scultura e il mondo letterario soprattutto nelle sue componenti della poesia, della narrativa e della storiografia. Tutte queste attività fungono da cinghia di trasmissione che mettono in moto tutto il sistema culturale. Ma come avviene il tutto?

            Fino agli anni ’80 il mondo culturale leccese era ingabbiato e legato in poche strutture rigide, il tutto dominato dal “rigore” accademico. In tali anni, una certa spinta all’allargamento sociale del prodotto culturale venne dalle riviste, che in qualche modo diedero sfogo ad una cultura di base che cresceva. A metà degli anni ’80 nasceva la famosa rivista Lu Lampiune, diretto da Mario De marco ed edito dal Grifo, alla quale si affiancava Terra d’Otranto, rivista edita dalla Camera di Commercio di Lecce e diretta da Francesco Ciardo e Antonio Seclì. A queste, poi, si sovrapponevano, Apulia della BPP rivisto rimaneggiato a partire del 1985 e giornali minori come l’Uomo e il Mare diretto da Giuseppe Alabahari, il Bardo di Maurizio Leo. Si trattava tuttavia di pubblicazioni di taglio alto e specialistico, che permettevano la visibilità a chi possedeva già competenze evolute.

            Bisogna attendere la metà degli anni ’90 perché si avviasse un processo di sviluppo culturale “per tutti” popolare e cioè quando vennero aperte due strutture fisse che cominciarono a “sdoganare” artisti e letterati di tutti i tipi e di tutti gli strati sociali, ovvero il Fondo Verri ad opera di Mauro Marino e Le Ali di Pandora con il contributo decisivo di Ambra Biscuso. Strutture situate nel centro storico di Lecce che permettevano di avere un accesso al pubblico anche a operatori non professionisti e poco politicizzati. Si realizza così finalmente quella “militanza” culturale tanto voluta e ricercata da Antonio Verri.

            È da qui che Iniziava una vera rivoluzione, che, in una spirale virtuosa, ha portato oggi, dopo oltre venticinque anni, a far accedere attivamente nel mondo della “Cultura” leccese in senso ampio, centinaia di scrittori, artisti e letterati, che a loro volta spingono nella creazione di nuovi contenitori e strutture e da qui, ancora, fanno da motore propulsivo di tutto il comparto dell’Arte, dello Spettacolo e della Cultura, come si avrà modo di dettagliare nel proseguo.

            Un ruolo importante in questo processo, soprattutto in termini di supporto intellettuale e ideologico –e va detto- l’avrebbero avuto Maurizio Nocera, noto letterato e poeta leccese, e Pietro Manni, editore e politico, i quali si sono mossi per spingere queste e altre iniziative di tal genere anche nei primi anni Duemila. In tale direzione si muove anche il mondo universitario, tuttavia con un certo ritardo e con una certa lentezza, cominciando a recuperare terreno solo dopo il 2007-2008.

 

Ph: M.R.

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