Le Cento Pietre di Patù – di E.I.

Le Cento Pietre di Patù – di E.I.

            È sempre difficile per la nostra Redazione scegliere qualcosa da vedere, magari in una gita fuoriporta, in Puglia ed in particolare nel Salento. Si tratta di territori dalla lunghissima storia, che ha stratificato le sue tracce in ogni dove.

         Sicché spesso si ha l’imbarazzo della scelta, volendo trascorrere una mattinata culturale all’insegna della memoria, praticando il ricordo e il recupero di fatti e cose, che in qualche modo si proiettano, talvolta in maniera prepotente, nel nostro oggi, nel nostro incedere di tutti giorni. Perché così è il passato: molti credono che il passato sia cosa morta, mentre invece è esattamente il presente. Da altra angolazione, buona parte del presente altro non è che la sintesi del passato. Ed ancora... il passato è l’unico che permette di osservare con grande attendibilità il futuro.

          E fermiamoci qui, convenendo e fissando che il presente in larga parte  è una sintesi di tutto ciò che è avvenuto in precedenza. Molti affermano che oggi si vuole un Uomo privo del passato, ma va da sé che tale affermazione non solo non costituisce una visione delle cose future, ma non rientra neanche nelle utopie.

            E così, tra incertezze e riflessioni di vario genere, si è scelto di trattare per questo appuntamento della Rubrica, A Spasso per la Puglia, di un monumento singolare, anche nella sua titolazione: le Cento Pietre di Patù. Un monumento che in tempi non lontani veniva considerato un sito preistorico, dando a questo un alone di grande mistero, di magia, invogliava ad immaginare scenari lontani, sconosciuti, selvaggi e assieme densi di pratiche, che in qualche modo addensavano verità, che oggi molti ricercano, perché perdute o occultate, forse dimenticate..

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            Dalle ricerche degli ultimi decenni, le Centro Pietre di Patù non sono tutto questo. Il loro aspetto megalitico deriva dal fatto che il monumento fu costruito con le pietre della cinta muraria della antichissima città messapica Vereto, che sopravvisse in epoca romana e fino al IX secolo dopo Cristo, quando fu distrutta dai Saraceni, all’interno del progetto di questi ultimi di conquista del Salento.

            Al riguardo, è noto che le cinta murarie delle città messapiche venivano edificate con grossi massi, spesso molto levigati e ben squadrati, grazie anche all’apporto delle maestranze greche, che in tale arte erano ben formate, e che a partire dal IV secolo a.c. affiancarono quelle messapiche nella costruzione delle fortificazioni.

            Ad ogni modo, le milizie saracene, proprio nelle vicinanze di Vereto, vennero sconfitte, nella nota battaglia di Campo Re, il 24 giugno dell’877, proprio il giorno di San Giovanni Battista, e dissuase da ogni loro desiderio e brama di conquista. In questo frangente bellico morì il nobile cavaliere Geminiano, per la cui sepoltura venne costruito un monumento funebre lungo circa 7 metri, largo 5 e alto 2,60, con esattamente 100 pietre, tratte da ciò che restava della cinta murarie di Vereto.

          Ma c’è di più. Gli abitanti di questo centro messapico si insediarono poco distante dalla propria città, creando un nuovo centro abitato, denominato Patù. Nome che si pensa derivi da pathos, ovvero dolore, in ricordo della distruzione della loro centenaria città, Vereto, di cui oggi, non rimangono che poche, ma importanti tracce.

            Le Cento Pietre di Patù, sorte dunque come monumento funerario, rimasero tali per circa quattrocento anni, fino a quando, a partire dal XIII secolo, cominciò ad essere utilizzato come struttura dedicata alla meditazione e alla preghiera, fino ad ospitare funzioni religiose ed in particolare cristiane, in perfetto assetto rituale. Di ciò rimangono evidenti tracce negli affreschi, che sebbene non in ottime condizioni, rendono conto delle attività svolte all’interno del Monumento.

centopietre

          Tuttavia col passare dei secoli tale sito religioso venne abbandonato, soprattutto a seguito dello sviluppo degli edifici religiosi moderni, e, come spesso accade, dimenticato e azzerato nel suo valore. D’altro canto, la storia ha acquisito valenza e valore solo con l’Illuminismo, che pone al centro del cosmo l’Uomo e non Dio, e da qui la necessità di avere ben precise coordinate anche nel passato, perché la sua esistenza potesse essere possibile.

            E proprio nell’Ottocento, infatti, le Cento Pietre di Patù sono state oggetto di attenzione da parte degli studiosi, fino al punto in cui vennero dichiarate, nel 1873, Monumento di Valore Nazionale di seconda classe.

            Misterioso, ad ogni modo, rimane il motivo per cui la tomba funebre del nobile Geminiano fu edificata con esattamente 100 pietre, di cui oggi se ne è persa una….

E.I.

           

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