Ancora più in alto i Depositi, a picco il Debito Pubblico – di I. Del gaudio

Ancora più in alto i Depositi, a picco il Debito Pubblico – di I. Del gaudio

        Quello che stiamo attraversando è uno dei momenti in cui il cambiamento si presenta repentino, fortemente tensivo, ma anche difficile da cogliere in tutti i suoi aspetti, da quello economico, a quello sociale, politico, culturale, in definitiva. Un momento questo che non è azzardato ipotizzare farà discutere e riflettere a lungo, e pertanto oggetto della memoria e del ricordo per molti dei prossimi decenni. Tra le altre, la profondità dei cambiamenti in atto non si registravano così marcati da più di settant’anni: il Fascismo e il Dopoguerra furono un tempo, infatti, talmente rivoluzionario, che spazzarono via, in appena due decenni, molta della cultura tradizionale e millenaria, soprattutto di noi italiani.

            In tale quadro, poche sono state le riflessioni, tra gli addetti ai lavori e i divulgatori, sugli andamenti e sulla gestione della ricchezza da parte del cittadino medio italiano. E così, se sotto certi aspetti, il mercato immobiliare tiene, come forma di collocamento dei surplus di reddito, non così per ciò che concerne le liquidità. Va ricordato che su quest’ultimo fronte, esiste una profonda differenza tra le prassi dei Settentrionali e quelle dei Meridionali. Mentre infatti, al Nord il patrimonio delle famiglie è composto per un buon 35% da disponibilità liquide o facilmente liquidabili, quali conti correnti, depositi, fondi comuni d’investimento, azioni e obbligazioni tout  court, al Sud le scelte del cittadino medio si orientano sul mattone, detenendo una quota di patrimonio in liquidità solo per il 25%.

            Al riguardo, va notato che il livello dei risparmi, in Italia, oggi, supera i 5.300 miliardi di Euro, di cui oltre 1.900 collocati in depositi e conti correnti. La situazione inconsueta, che forse non pochi stanno dando la giusta attenzione, è che tale stock di ricchezza sta crescendo ad un ritmo importante. Negli ultimi mesi infatti, i depositi e i conti correnti degli italiani nel complesso aumentano di 10-15 miliardi di Euro al mese. Una tendenza, questa, avviatasi in maniera evidente già a partire dal 2018, ma che in questi mesi sta registrando un’accelerazione inconsueta. Da parte degli analisti le motivazioni vanno ascritte prevalentemente a tre fattori, ovvero alla crisi economica, alle possibilità di perdita del lavoro, aumento veloce delle tasse, dove quest’ultimo si spiega soprattutto in quanto lo sviluppo della fiscalità taglia i rendimenti effettivi di qualsiasi attività e quindi il livello degli investimenti si irrigidisce. In verità vi sarebbe un altro fattore ad incidere sull’accumulo di risorse finanziarie liquidabili facilmente, ed è quello indotto da previsioni pessimistiche sui servizi previdenziali e pensionistici italiani di stampo pubblico.

            Certamente, va sottolineato che, lo sviluppo di depositi e conti correnti negli ultimi anni è anche e forse soprattutto dovuto al Covid-affaire, che ha imposto una drastica riduzione dei consumi. Inutile dire che tale tendenza ha innescato una spirale involutiva dell’economia, che coinvolge anche l’impiego pubblico, che se può contare sullo sviluppo del Debito Pubblico per il suo sostentamento economico, dall’altra va rilevato che riducendosi tutte le attività effettivamente produttive, tale situazione non potrà durare a lungo, senza conseguenze “dolorose” per tutti.

E mentre i risparmi schizzano in alto, il Debito Pubblico registra quest’anno un profondo rosso, mai registrato prima. Se infatti, questo è aumentato negli ultimi anni ad un ritmo di 20-30 miliardi di Euro l’anno, a partire dal 2020, lo Stato italiano a totalizzato ad oggi, e cioè in tre anni, un incremento del Debito di oltre 170 miliardi di Euro, di cui una fetta importante è confluita nella Sanità, ma non in una prospettiva di investimenti e sviluppo, e un significativo aumento lo hanno avuto le spese militari.

Insomma, il Debito italiano raddoppia il ritmo di crescita passando da una media di circa 25 miliardi di Euro per anno a ben oltre 55 miliardi, superando così il 150% del PIL. E tutto questo mentre, dopo il ribalzo del 2021, calanti si mostrano il reddito e gli introiti del Fisco.

            È sotto gli occhi di tutti che il Covid-affaire ha accelerato alcuni processi economici, sociali e culturali, la cui risultante è un’esistenza è oramai all’insegna del bit e dei video che li contengono, all’interno di un quadro dove lo Stato sta perdendo quelle funzionalità attribuitegli dopo la Prima Guerra Mondiale, e la cui salute non fa intravedere più, già oggi, spiragli di autonomia e autodeterminazione.

Ignazio Del Gaudio

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