Riflessione intorno al Debito Pubblico - di Ignazio del Gaudio

Riflessione intorno al Debito Pubblico - di Ignazio del Gaudio

            L’arte del contrarre debito è arte antica, è arte sopraffina, a volte rischiosa, a volte no, a volte voluta e a volte imposta. In linea molto generale, contrarre un debito è questione ordinaria se alla base vi è la necessità di ribilanciare le dinamiche delle entrate con le dinamiche delle uscite. Naturalmente, gli sbilanci di cassa sono una questione seria, perché l’illiquidità è la principale causa di un fallimento. Ed ancora, un debito si può contrarre per affrontare un investimento o un business, il cui rendimento è superiore al tasso d’interesse pagato per ottenere il danaro in prestito. In tali casi, di solito si connota questa situazione come leva fiscale per produrre reddito e dunque ricchezza. In tale ipotesi se l’investimento o il business non dà risultati superiori a quelli pagati per ottenere il danaro, si registrano grosse e pericolose perdite.

            Premesso che lo Stato è istituzione che nasce successivamente alle strutture finanziarie, va sottolineato che, sempre gli Stati ed i Regni hanno fatto ricorso al sistema finanziario e bancario, per portare avanti le loro politiche. Oggi, la situazione è la seguente, ovvero a livello globale gli Stati hanno complessivamente debiti per il 92% del PIL, dove ovviamente ci sono Stati virtuosi e Stati meno virtuosi. Tra questi ultimi, la Grecia, l’Italia ed il Giappone, dove lo Stato nipponico ha un debito più che doppio rispetto alla ricchezza prodotta ogni anno. L’Italia, invece, ha un Debito Pubblico superiore al 150% del PIL, dove la sua accelerazione si è avuta soprattutto negli ultimi anni e a partire dal 2010

            Subito, balza all’occhio che, gli Stati più indebitati nel Mondo Occidentale sono quelli che hanno perso la Seconda Guerra Mondiale. Sono quelli che hanno perso ogni potere di autodeterminazione, dipendendo le loro sorti dalle volontà delle banche.

            In tale direzione, va sottolineato che il Debito Pubblico italiano è posseduto per il 40% dalle banche straniere, ed in particolare tedesche e francesi, e per il 45% dalle banche italiane. Va da sé che le banche esercitano un controllo stringente sull’attività del nostro Stato. E andando in profondità, non sono moltissime le famiglie che gestiscono le banche italiane e le banche europee. Ed ecco che, ristrette oligarchie familiari sono in grado di orientare tutte le scelte di uno Stato, se questo è fortemente indebitato e se non può battere moneta, come nei casi italiano ed europeo.

Per altro verso, quando mai s’è visto che un’impresa fortemente indebitata può decidere in autonomia e decidere liberamente sulle politiche da adottare sui clienti e sui fornitori, ma soprattutto col personale? Un’azienda fortemente indebitata è tecnicamente una dependance delle banche, nelle quali allignano tutti i poteri decisionali dell’impresa debitrice.

 Ora, v’è da chiedersi quale ruolo hanno assegnato le grandi famiglie alla Stato italiano? Di certo, hanno deciso di dismette il welfare state per sviluppare il welfare aziendale e privato, di cui Luxottica, del compianto Leonardo del Vecchio, è un esempio di eccellenza. Anche la Sanità per il 70% è nelle mani dei privati, mentre l’Istruzione presenta tassi molto più bassi, ma non ancora per molto.

Di certo, tutto converge sul fatto che lo Stato italiano va assumendo, anche velocemente, un ruolo esclusivamente fiscale e militare. Va assumendo, ossia, un assetto di agenzia orientata “all’igiene finanziaria” del popolo italiano e alla gestione del potere fisico del territorio. In tale prospettiva, si sta tornando allo Stato ottocentesco, quello funzionale ad un Capitalismo spinto, che controlla tutti gli aspetti della vita sociale, demandando al Pubblico unicamente il controllo militare e fiscale del territorio.

Se l’analisi dovesse essere corretta, il Capitalismo, italiano in particolare, con quale altra forza si confronterebbe? Se la risposta è, nessuna, allora siamo tecnicamente alla fine del Capitalismo e all’ingresso di un’altra Era, di cui le determinanti e le necessarie contraddizioni non sono ancora chiare. La vita è possibile infatti se esistono almeno due polarità, una complementare o contrapposta all’altra. La contraddizione, infatti, anche in forma ossimorica, è necessaria…………

 

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