Venti di Ponente: ripartire è forse anche… un po’ morire? – di Pompea Vergaro

Venti di Ponente: ripartire è forse anche… un po’ morire? – di Pompea Vergaro

    Ripartire è la parola chiave echeggiata da più parti, nei giorni spalancati al nuovo anno, e che mi ha suggerito di parafrasare la citazione “partire è un po' morire” posta non certo come provocazione, ma semplicemente come associazione a un consueto modo di dire.

    Ma veniamo a Noi, a Venti di Ponente con suoi futuri 365 giorni -o meglio, da oggi, 355 giorni- che sta per intraprendere con la terza ripartenza, considerando anche il suo tempo di attività, che riguarda un biennio. Due anni di intenso lavoro, dunque, quello di Venti di Ponente, dal cui sviluppo sono emersi tre punti di forza fra loro intrecciati: lo Staff Dirigente originario, la Redazione, ma soprattutto i Lettori. Tre momenti che combinati tra loro hanno dato vita al Giornale, nel quale uno degli aspetti specifici è che anche i lettori si sono posti in un ruolo tutt'altro che passivo, anzi spiccatamente attivo e dialogante.

    E allora ripartiamo con quella consapevolezza del “un po’ morire” (la cui paternità è affidata allo scrittore francese Edmond Haracourt) nel senso che sempre si lascia qualcosa, ma senza nostalgia, in quanto fiduciosamente sorretti da queste tre forze dialoganti nel Nostro sistema informativo.

     E come ogni vera ripartenza si auspica che questa triade debba essere foriera di novità, per Noi tutti, dove essa stessa è novità per eccellenza in senso lato. Un nuovo che sgorga dal nuovo…dunque.

    In confidenza, è da qui che scaturisce un’altra forza, quella che ci permette di accettare “le sfide del nuovo” nonostante i tempi difficili.  È proprio da qui che prende vigore un’altra consapevolezza di Venti di Ponente, e che si fonda sulla pazienza e il coraggio, per sostenere la quanto mai preziosa Cultura, a volte barcollante, e a tratti sembra perdere il senso della realtà, come accade in una ubriacatura;

     E allora Venti di Ponente scioglie gli ormeggi e riparte senza sottrarsi agli imprevisti, ma anche alle intemperie, mettendosi in ascolto, con sguardo vigile e il cuore aperto per riprendere, senza indugi, questo viaggio grazie anche a quella fioca luce che intravede, sebbene in un orizzonte lontano! 

    E con uno sguardo all’Arte, che si allarga sull’intera esistenza, ci pregiamo di una considerazione dell’artista spagnolo surrealista Joan Mirò:l’Arte può anche morire, ma quel che conta sono i semi che lascia sulla terra”.

    E così, la Dirigenza e la Redazione memori di quei semi piantati lo scorso anno, e che oggi sono germogli, già “piantine spuntate”, peraltro probabili indicatori di futuri raccolti, ringrazia i fiduciosi lettori, augurando una ripartenza accompagnata da una tanto preziosa quanto significativa opera proprio di Joan Mirò: Il Giardino.

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