PAROLE TRAFUGATE. Diari clandestini dalla Russia (1970-1971) di Eduard Samuilovič Kuznecov - di Paolo Rausa

PAROLE TRAFUGATE. Diari clandestini dalla Russia (1970-1971) di Eduard Samuilovič Kuznecov - di Paolo Rausa

         Collana Narrare la memoria, Memorial Italia. Il diario di Eduard Kuznecov va dal 27 ottobre 1970 al 28 novembre 1971. Studente di filosofia all'università di Mosca e accusato di essere tra gli animatori delle letture poetiche in piazza Majakovskij, nell'ottobre 1961 viene arrestato con l'accusa di aver creato un'organizzazione antisovietica e condannato alla pena di 7 anni da scontare nel lager. Appena liberato chiede di emigrare in Israele e, non ricevendo il permesso, nel 1970 con altre 11 persone tenta la fuga su un aereo civile. Viene scoperto all’aeroporto Smol’nyi, vicino a Leningrado, e accusato di alto tradimento, attività criminale antipatriottica, e condannato a morte. Pena poi commutata a 15 anni di isolamento nel campo di lavoro grazie alle pressioni internazionali.

       Nell’aprile 1979 Kuznecov è scambiato assieme a Ginzburg e finalmente potrà raggiungere la moglie in Israele. I diari clandestini dalla Russia (1970-1971) sono un’opera coraggiosa e straziante, lo strumento nelle mani dello scrittore di sopravvivenza e di denuncia delle condizioni oppressive inverosimili che ancora sussistono in Russia, eredità del regime staliniano. Non solo non si riconoscono i diritti di chi dissente ma sulla base di alcuni articoli (il 77-1 per es., azioni dirette a sovvertire l’opera delle istituzioni di lavoro correzionale o l’articolo 58-14, per condannare le fughe dal lager, come sabotaggio e diversione economica) che sanzionano duramente l’attività antisovietica prima e antirussa poi si giustificano le pene inflitte senza limite di tempo e prive di relazione con le azioni compiute, giudicate criminali, da scontare in prigioni/lager dove viene annullata la volontà del detenuto e calpestato ogni minimo diritto, fra cui anche quello della lettura.

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       Sebbene la Russia avesse sottoscritto la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. E proprio sulla base dei principi sanciti nella Dichiarazione che verrà stilato l’appello alle Nazioni Unite da lui firmato insieme a molti altri dissidenti che languivano nei lager disseminati in tutta la Russia estrema, la Siberia, dove le condizioni vitali sono proibitive, affinché venisse riconosciuto e ristabilito il diritto dei cittadini di rinunciare alla cittadinanza (russa) per acquisire quella desiderata (israeliana). Kuznecov ci conduce nell’inferno dei campi russi di sterminio fisico e morale, in Mordovia, gestiti da uomini supini al volere tirannico, senza scrupoli, ciechi davanti alle necessità primarie dell’individuo. Aver narrato queste esperienze repressive e averle diffuse in Occidente è stato il compito doppiamente meritorio dell’autore nei suoi diari ora ripresi e ripubblicati dalla compassionevole e denunciatoria azione di Memorial Italia che continua nella sua opera di svelamento del trattamento penitenziario russo.

       Ora che anche Memorial Russia è stata ridotta al silenzio e che numerosi nuovi “dissidenti” della Russia di Putin vengono portati in tribunale e condannati per aver espresso la loro opposizione alla politica di aggressione nei confronti dell’Ucraina e perseguitati mortalmente per avere il coraggio di dissentire, giornalisti o politici che siano. “Dovrei stare più attento, - scrive Kuznecov il 5 maggio 1971 – non sono ospite casuale nel regno dei detenuti, il mio cielo resterà a scacchi per molto tempo… Scrivo solo per conservare il mio volto, (conseguire) lo scopo dell’autoconservazione…” Poi aggiunge: “Il diario è per me una forma di consapevole resistenza contro un’esistenza impossibile”. Cioè oggettivare le particolarità dell’esistenza in parte per potersene distaccare. E arriva a pensare di dare fuoco agli appunti gelosamente conservati, al colmo della disperazione, perché non intende rendere felice l’umanità e dubita che possano avere un qualche valore di redenzione. Per poi riprendersi tenacemente e rivendicare il diritto dell’individuo al libero pensiero e alle idee nel realizzare un mondo e una società liberi e giusti, senza costrizioni dispotiche.

      Perciò “Preparati a combattere, Josef Knecht!” Edizioni Angelo Guerini e Associati.

Paolo Rausa

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