Intervista a Cinzia Santoro, autrice della silloge “Scirocco” - di Matteo Gentile

Intervista a Cinzia Santoro, autrice della silloge “Scirocco” - di Matteo Gentile

È in uscita “Scirocco” (Antonio Dellisanti Editore), silloge di versi opera prima di Cinzia Santoro, che si definisce “pugliese della Valle d’Itria”, e che scrive per la Gazzetta del Tacco, interessandosi di storie quotidiane di donne e uomini dei nostri tempi. Dicono di lei “ostinata, propositiva, resistente”. La silloge parla di un universo intimo attraverso il quale l’autrice tenta di arrivare alle emozioni dei lettori. Appassionata di libri, viaggi e dei diritti fondamentali dell’uomo, ha spesso presentato libri e autori, finché ha deciso di mettersi in gioco lei stessa con questa pubblicazione: Scirocco, “un cielo senza stelle questa sera m’accompagna"

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Lo scirocco è un vento caldo proveniente da sud-est. Deriva dalla parola araba sharqiyya che vuol dire 'orientale', poiché questo vento spira dalla Siria, prendendo come punto di riferimento l'Isola di Zante nel Mar Ionio. La Rosa dei Venti, infatti, ha origini greche e per gli antichi era situata al centro dell'isola di Zante. La mitologia greca, quindi, la Magna Grecia, e il mondo orientale che ritornano nel titolo della tua prima silloge. Occidente e oriente che si incontrano in queste pagine, immaginiamo frutto delle tue letture, delle tue esperienze di vita, delle tue emozioni.
       Ho sempre sentito vicina la cultura medio orientale. Un richiamo ancestrale che non so spiegare. Lo scirocco è sempre stato un richiamo all'introspezione e alla ricerca del senso della mia vita. Ho viaggiato molto e ho incontrato molta gente che mi ha trasmesso l'amore per la diversità che unisce i popoli sotto un unico cielo. Amo la musicalità della lingua araba e i poeti che cantano la bellezza di quei luoghi. Tra tutti Mahmoud Darwish, massima espressione della poesia mediorientale e direi universale. La mia silloge "Scirocco" nasce dalle esperienze vissute in questi anni che mi hanno forgiata consentendomi di essere esattamente la donna che sono.


C’è una poesia, un autore, un genere letterario che ti “intriga” più degli altri e che può in qualche modo averti ispirato?
        Avevo sette anni e avevo letto nell'inverno precedente "Meriggiare pallido e assorto" del grande Montale. Era un pomeriggio di luglio e con mia sorella sedevo all'ombra di un trullo, guardavo il cielo, mi incantavo al canto delle cicale e osservavo rapita il tratturo assolato, mentre le parole del poeta mi scaldavano il cuore. È nato lì, in quel pomeriggio infuocato il mio amore per i versi che non mi ha più abbandonato.  Poi crescendo, l'Infinito di Leopardi mi ha cullato nelle serate in cui cercavo dio ma non avevo risposte se non nel suono dell'universo, nella bellezza delle stagioni che mutano e nel cielo sconfinato. Anche Neruda mi ha segnato in questi anni, Sibilla Aleramo, Dino Campana e la poesia araba di denuncia ma anche d'amore e rispetto per la donna amata.


Se pensiamo a un libro come a un mezzo di comunicazione, sei sempre stata dalla parte del lettore e del “presentatore”. Adesso che sei dalla parte della scrittrice cosa ti aspetti da questa avventura?
       Ho iniziato prestissimo a leggere: le favole di Esopo, Piccole donne, Cuore sono solo alcune delle letture che mi hanno accompagnato nell'infanzia. E poi i classici da Dante a Manzoni, Verga, Pirandello, Buzzati, la letteratura russa la mia preferita, Ernest Hemingway, Oriana Fallaci, Kundera, Marquez, Dumas e altri. Sono bulimica nella lettura, amo leggere.
Facendo cultura ho incontrato scrittori, poeti, cantautori e attori, ognuno dei quali mi ha lasciato un dono: il racconto della propria vita, delle proprie emozioni e dei loro desideri.  Ora, con la pubblicazione della mia prima silloge Scirocco, inizio una nuova avventura, sono entusiasta e curiosa come tutti i viaggi che ho intrapreso nella mia vita.


I versi di una poesia prendono vita e forma non solo a chi gli ha scritti, ma anche e soprattutto da chi li legge. Quanto sei d’accordo con questa affermazione?
       La mia poesia nasce come moto dell'anima. È fortemente legata al mio sentire il mondo ai sentimenti che l'incontro con l'altro mi suscita, al dolore per le brutture umane, alla meraviglia che il "viaggio" mi lascia. Sono versi molto privati ma universali, ognuno può ritrovarsi nello smarrimento che io provo dinnanzi alla bellezza della mia valle, alla pace sentita nel Sahara o alla nostalgia per il tempo che fugge. Quindi credo che ognuno leggendo, possa interpretare i versi secondo la propria esperienza. Quest'anno a San Valentino mi ha contattato una ragazza chiedendomi il permesso di regalare a suo marito i versi della mia poesia "Solo per un minuto". È stato emozionante!


Tra le tue attività, oltre a quella professionale, c’è anche quella di giornalista che si occupa soprattutto di tematiche sociali, spesso legate a storie di soprusi e discriminazioni nei confronti delle donne. Qual è la tua idea sull’eterno “confronto” uomo-donna, e quanto pensi che la contrapposizione di due mondi vada superata attraverso il rispetto reciproco?
        Scrivo dal 2016 per la Gazzetta dal Tacco, un giornale indipendente pugliese e ho la fortuna di poter raccontare le storie che io definisco ordinarie, ma che fanno la Storia. Ho incontrato numerose donne, italiane e straniere, arabe in maggioranza e ho dato loro una voce. Storie di violenza, di abbandono e di sangue. A tutte le latitudini la donna è oggetto di discriminazioni, nonostante le leggi non si riesce a scardinare la cultura patriarcale e misogina che ci permea da sempre. C'è molto lavoro da fare, su noi stessi e sulle generazioni future. Mi spaventa la società odierna sempre più chiusa e irretita, scrivendo non posso fare a meno di volgere il mio pensiero alle donne ammazzate tutti i giorni. C'è bisogno della certezza della pena che sia utilizzata nella sua continuità per un percorso di consapevolezza del reato. In Italia non esiste nulla del genere e si è verificato che pseudo centri per i maltrattanti hanno dato la libertà a degli assassini. Invece per gli uomini e le donne di buona volontà credo possa essere utile il dialogo e il rispetto delle proprie diversità. Il bello è essere diversi e avanzare insieme con lo stesso passo. Un sogno.

Vorresti avere una “sliding door” nella tua vita, o va bene così? In sostanza, meglio rimpianti o rimorsi?

     Sì, vorrei tornare indietro e a un bivio scegliere un'altra strada. L'aver compiuto una scelta sbagliata circa dieci anni fa mi ha segnata per sempre.


C’è una cosa “folle” che non hai mai fatto e che invece vorresti fare, prima o poi?
       Sono sincera, ho vissuto molte "follie". Viaggi fantastici con mio figlio quando era piccolo, amori profondi che nel tempo hanno indossato altri panni come quelli dell'amicizia, accoglienza di migranti e condivisione delle diverse tradizioni.  Sono stata molto felice! 
Vorrei fare un ultimo viaggio con la persona giusta, aspetto, chissà che non trovi il coraggio di chiamarmi prima o poi.


La prima frase che ti viene di pronunciare al risveglio, e l’ultimo pensiero prima di dormire?
      Sono una donna propositiva, mi sveglio felice e penso che ogni giorno sia il giorno giusto per sorprendermi ancora. Per anni la prima immagine, svegliandomi, è stata  quella di mio figlio e il nostro motto: Andrea fiore del mio cuore! Lo svegliavo così, sorridendo.
Per quanto riguarda la sera, non ci crederai ma per addormentarmi mi racconto una storia felice, come faceva mia madre quando ero piccola. Allora mi addormento serena immediatamente. 

Musica o silenzio per la tua riflessione? E se c’è musica, quale in particolare?

       Amo il suono del silenzio, mi rilassa,  sollecita alla riflessione e alla scrittura.  Spesso salgo sul tetto di casa con i miei inseparabili gatti e nel silenzio scrivo. È la mia panacea.
Ho una colonna sonora della mia vita, sir Elton John, mi ha accompagnato in tante pagine della mia storia.  Ma anche i Pink Floyd dell'adolescenza, gli Stadio, Fiorella Mannoia e Capossela.

Apparire ed essere, quale di questi verbi coniughi con maggior facilità?

      Sono una donna che ha pagato a caro prezzo il suo essere sempre se stessa, non sono mai scesa a compromessi e ho sempre preso delle posizioni chiare, non amo l'ambiguità e l'ipocrisia che purtroppo ritrovo quotidianamente nella nostra società.  Io sono è il mio verbo coniugato.

Tre parole, concetti, immagini, per descriverti?
       Cinzia in tre parole: sincera, ostinata, libera.

Cinzia in tre concetti: solidarietà uguaglianza, giustizia.
Chi sono? Sono la mia Valle, sono nei muretti a secco, negli ulivi millenari, nei vicoli bianchi di calce scrostrata e nel vento di scirocco.
Sono nei miei versi, nei miei articoli e se vi va di conoscere chi è questa donna, basterà semplicemente leggermi.

 

Lo abbiamo fatto, ma per la recensione aspettiamo l’uscita ufficiale. Intanto, non possiamo che augurare a Cinzia Santoro di fare buon viaggio a vele spiegate, gonfiate dal vento di Scirocco.

Matteo Gentile

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