Cahier n°4: l’ultima pubblicazione del Museo Cavoti di Galatina per Giovanni Valentini – di Rosanna Gobetti

Cahier n°4: l’ultima pubblicazione del Museo Cavoti di Galatina per Giovanni Valentini – di Rosanna Gobetti

            È di poche settimane fa l’ultima pubblicazione del Museo Cavoti di Galatina, diretto dal professor Salvatore Luperto (nella foto qui di seguito), noto intellettuale e divulgatore salentino, orientato alla storia e alla critica dell’Arte, e non solo moderna e contemporanea.

popli                La pubblicazione in questione rientra nella Collana, di recente istituzione da parte del Museo galatinese, che evidenzia una titolazione allo stesso tempo significativa ed elegante: Cahier. Potremmo considerarla una sorta di contenitore letterario teso ad offrire, e non solo ad un lettore colto, un complesso di spunti che si innestano su documenti e testimonianze inedite di un passato non remoto o, per dirla alla Sant’Agostino, di un passato presente, che non è dunque morto, ma vive travestito di contemporaneità.

            Con quest’ultima pubblicazione siamo al Cahier n°4 che prende spunto da una donazione effettuata al Museo Cavoti concernente del materiale fotografico, video e sonoro realizzato da Giovanni Valentini (Galatina 1939 – Rivergaro 2021). Si tratta di un complesso artistico e cronachistico che risale agli esordi della carriera del Valentini e cioè agli anni ’60 del secolo scorso. Il tutto è attinente al fenomeno della Taranta e del Tarantismo e si pone, rispetto al conglomerato di studi moderni e contemporanei nei confronti di tale aspetto della cultura salentina, quale tassello, se non decisivo, di sicuro rilevante per giungere a compite conclusioni sul lavoro già svolto da studiosi e artisti nella seconda metà del Novecento.

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            Il Cahier n°4, pone un titolo sicuramente esplicativo dei contenuti e del valore di questa pubblicazione del Museo Cavoti, ovvero “Il Rituale del Tarantismo di Giovanni Valentini”. Ma cosa c’è dentro il Cahier n°4? In sintesi, non appare azzardato affermare che nel Cahier n°4 si manifesta una fetta di non poco rilievo del Mondo intellettuale, che, a vario titolo, gravita attorno al fenomeno(?) della Taranta e del Tarantismo.

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            Nello specifico, qui viene riportato buona parte del materiale fotografico realizzato dal Valentini, soprattutto nella città di Galatina. È questo un corredo importante del prezioso volumetto, ma, all’attento osservatore, ciò che appare veramente di rilievo sono i contributi degli autori, che si intrattengono su tutto il complesso di rilevamento messo in atto dal Valentini, nel tentativo di riprodurre alcuni momenti chiave del Tarantismo, ovvero quello fotografico, quello video e quello sonoro. Ciò non deve essere considerato banale, poiché occorre tenere sempre presenti le possibilità tecnologiche degli anni ’60, ben lontane da quelle di cui disponiamo oggi. Sicché, l’opera del Valentini, anche sotto questo profilo appare molto avanti, all’avanguardia, appunto, perché proprio questa è la peculiarità del noto artista galatinese, peraltro ampiamente riconosciuta da storici e critici dell’Arte, anche d’Oltralpe.

            Sono cinque gli autori che prendendo spunto dall’opera del Valentini, si intrattengono sulla questione della Taranta e del Tarantismo e sullo stesso artista galatinese, quale uno degli interpreti di rilievo del Tarantismo. Primo tra gli autori è proprio il direttore del Museo Cavoti, Salvatore Luperto e a seguire Roberto Lupo, Davide Miceli, Biagio Putignano e Anna Stomeo.

            Cinque contributi, quelli degli autori, che offrono al lettore la possibilità di pensare e speculare sul Tarantismo in maniera potremmo dire “tridimensionale” soprattutto nella prospettiva filosofico-esistenziale. Qui, moltissime le informazioni, gli spunti e le considerazioni intorno al fenomeno oggetto dell’attenzione, cui si aggiungono anche quelle del Valentini stesso, espresse non solo dai reportage fotografici, ma anche da una sua poesia, riportata nel Cahier n°4, di grande portata storica e culturale.

            Uno schema di riferimento, capace di fare emergere nella lettura forme e volumi dei cinque contributi potrebbe essere tracciato, a nostro avviso, partendo dalla diversa concezione dell’Uomo che hanno gli autori, da qui dalla variegata prospettiva con cui guardano al passato e dunque alla stessa storia.

            Insomma, il Tarantismo è “il fatto” che di per sé non ha colorazione e valenza se non attraverso la qualificazione che se ne fa, sulla base dei propri valori e delle proprie credenze. E qui, all’attento lettore, scorrendo le pagine del bel volumetto, appaiono sostanzialmente due concezioni dell’Uomo alternative, ottenendo così dalla lettura una visione sapienziale, a tutto tondo e decisamente utile non solo ad avere idee più chiare sulla nostra Terra, ma anche per la propria esistenza.

Più in particolare, si riesce ad intravedere, a mano a mano che si leggono i vari saggi, sebbene non lunghissimi sono tali da far trasparire, che per alcuni autori del Cahier n°4, l’Uomo si identifica con la Conoscenza, mentre per altri vi è un perfetto distinguo tra l’Uomo e la Conoscenza, dove l’Uomo è la “costante” immutabile e fissa, che produce e ammassa Conoscenza, distinguendosi così da essa, e senza mai con essa confondersi. Due prospettive che inducono a valutare “il fatto”, ovvero il Tarantismo, in maniera diversa e non solo. A cascata, anche le prospettive storiche si compongono con forti distinguo, fino ad una proiezione e ad una percezione dell’oggi molto distanti tra di loro.

Proprio per tali ragioni, il Cahier n°4, voluto fortemente da Salvatore Luperto, appare uno strumento prezioso, per l’oggi, ma anche per il futuro, che occorre, a parere di chi scrive, necessariamente esperire, e da qui elaborare e metabolizzare conclusioni utili per sé e per gli altri …per tutti.

Rosanna Gobetti

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