La conobbi qualche anno fa, in occasione del Festival della Letteratura di Tropea, nel corso del quale era stato premiato il mio primo romanzo “In sostanza l’amore” e del quale, Titti Preta, faceva parte in qualità di giurata. Un caleidoscopio vivente, una girandola di occhi neri con dentro il fuoco di continui progetti, un fiume di parole, conoscenze, approfondimenti, ricerca e studio, un amore sviscerato per la sua attività di insegnante e per i suoi studenti, le prime pubblicazioni all’attivo che ne decretavano il successo: Titti Preta, una fiaccola ardente, senza timore di smentita negli anni a venire, del panorama culturale calabrese.
Woody Allen ha raggiunto la veneranda età di 85 anni, ma ha ancora molto da dire, girare e suonare. Non scrive questa autobiografia, tirando i remi in barca. No, lo dice nelle conclusioni della lunga carrellata di storie, episodi, films girati (una cinquantina, uno ogni anno da quando ha intrapreso a servirsi del mezzo espressivo fin da “Prendi i soldi e scappa”, del 1969). Esprime difatti il rammarico di non aver ancora scritto e diretto un grande film, il suo capolavoro, e pensa subito al modello inimitabile nella versione cinematografica di “Un tram che si chiama desiderio”, del 1951, diretto da Elia Kazan e interpretato divinamente da Vivien Leight, una prova definita “senza paragone”, e da Marlon Brando “una poesia vivente, un attore che ha cambiato la storia della recitazione”.
“Tempu de guerra, la fami è comu terra”. Il saggio di Vito Teti, docente di Antropologia Culturale all’Università della sua Calabria, è infarcito di fatti e detti memorabili popolari. Nella lingua dei padri. Nell’analizzare la situazione attuale dell’umanità smarrita, Vito Teti fa un salto indietro nel tempo, e racconta che la nostra missione ora è “prevedere l’imprevedibile” e “pensare l’impensabile” come ci ricordano con efficacia Amitav Ghosth, Paolo Giordano, Mark O’Connell e i tanti altri studiosi che hanno riflettuto sulle condizioni del mondo squassato non dai terremoti, dalla distruzione dei boschi e dall’emigrazione, individuate agli inizi del Novecento da Saverio Francesco Nitti come le tre “cause modificatrici” della storia recente del Mezzogiorno, non dalla guerra, la fame, la carestia, la spagnola, parole ascoltate dall’autore fin da bambino dalla nonna e dalla mamma e poi da giovinetto nel ’68, quando frequentava i compagni più grandi, anche da questo.
“Un libro è come un figlio, va alimentato giorno dopo giorno sino a quando non cresce e allora le tue parole non sono più tue ma di chi vorrà accarezzarle e farle proprie”, questa considerazione dell’autore Giuseppe Selvaggi da Bisceglie, ma oramai milanese di Sesto San Giovanni da molti anni, si accompagna a molti ragionamenti che sono stampigliati nelle sue composizioni. Un misto di poesie e di prose, uno stile che riprende la satyra latina, non con intenti moralistici di fustigazione dei costumi ma come riflessione, a volte dolce a volte melanconica.
Il lungo cammino del pio Enea, appesantito dal corpo del padre Anchise portato sulla spalla, e accompagnato dal figlio Ascanio, che porta il fuoco sacro, la continuità culturale di Ilio/Troia in fiamme da cui fugge, apparentemente disastroso, è destinato a grandi imprese, a fondare la Città Eterna, Roma. Non poteva scegliere immagine più rappresentativa Renzi per significare il nostro percorso di esuli, colpiti a morte dal coronavirus e infiacchiti dal populismo-sovranismo, stampigliata sulla copertina del suo nuovo saggio, rappresentata dalla statua scolpita dal Bernini, datata 1639 e conservata nella Galleria Borghese.
A volte per poter viaggiare, per poter stare meglio con sé stessi e con gli altri, serve veramente poco e non vi è bisogno di particolari sforzi o particolari spostamenti: è il caso della lettura. Infatti, soprattutto oggi, il tempo e l’ambiente che viviamo sono spesso sfuggenti, superficiali, angusti e frenetici, tanto da prevedere il dovere, ed il diritto, alla pausa, alla calma ed alla quiete. Una buona pratica, per ritrovarsi e rasserenarsi, è quella della lettura: un buon romanzo, una poesia, un racconto di tempi o luoghi lontani, riescono a calmare l’animo ed il corpo, stressati dalla società che ci circonda. Non per tutti, però, è semplice a farsi, come a dirsi. Non per tutti è possibile immergersi in viaggi, storie o animi altrui, in autonomia. Tuttavia, proprio per permettere di vivere tali momenti, diversi volontari fanno da voce narrante anche a coloro che non possono leggere, per vari disagi. Tra questi ultimi si collocano i volontari di LaAV.
In tempi di coronavirus, che falcidia in tutto il mondo migliaia di persone, la nostra attenzione è volta a virologi e scienziati che divulgano con semplicità e brillantezza temi e problemi che hanno attraversato sin qui l’umanità. Per la verità non è la prima pandemia che ha travolto il genere umano. Molte altre virulenti malattie ne hanno minato l’esistenza. Adam Rutheford, divulgatore scientifico e conduttore televisivo inglese, ci fa compiere un viaggio nella nostra storia attraverso lo studio del DNA tratto dai resti rinvenuti di ominidi sparsi nel mondo, originari dell’Africa. La nostra storia è storia di migrazioni. “Questo libro parla di voi, - introduce l’autore -, è il racconto di chi siete e di come siete venuti al mondo. È la nostra storia individuale e anche la nostra storia collettiva”.
È da poche settimane che è uscito in libreria l’ultimo lavoro di Valeria Raeli, la quale già in passato ha pubblicato un bel volume su Miguel De Unamuno. Questa volta, però sposta la sua attenzione letteraria da problematiche politico-culturali a quelle inerenti le Arti Marziali. Ed infatti, il titolo del suo ultimo sforzo compositivo, che esplicita almeno in parte il complesso dei contenuti, è La Via In Rosa: donne e Arti marziali.
Da dove cominciare con Kary Mullis (1944-2019), scienziato americano, Premio Nobel nel 1993 per la Chimica, è molto complicato. Non certo per mancanza di simpatia che ci giunge dal suo saggio “Ballando nudi nel campo della mente”, già un presagio, ma per la vastità degli interessi e per la libertà totale della sua mente, de/nudata per poter accogliere tutte le suggestioni che provengono dallo studio, dalla esperienza, sperimentazione e anche dalla visione sovrumana sospinta e allargata dall’uso di oppiacei. Quell’LSD, acido lisergico, diffuso tra la generazione degli hyppies, negli anni caldi della contestazione studentesca. Era il 1968-69 quando i giovani misero in discussione una cultura al servizio del potere ‘imperialistico’, che opprimeva i popoli in lotta per la libertà e l’indipendenza, primo fra tutti il Vietnam. Allora sorse un movimento internazionale giovanile unito dall’idea di pace universale. “Con Mercurio e Marte in congiunzione in Sagittario era improbabile che io mi specializzassi in qualcosa di gestibile e chiaramente definito che non fosse la biochimica. Sarei diventato un biochimico o un astrofisico. Mi soffermai su entrambe le cose. Era il 1966. Alla fine il mio corpo vinse.”, confessa Kary Mullis, e più avanti aggiunge che la biochimica era più divertente, e lo è tuttora, insiste. Complice certo la madre che già a sei anni gli donò un piccolo laboratorio di chimico, fornendogli così un suggerimento prezioso.
Felice Basile, imprenditore di Altamura (Ba), vittima dei giochi finanziari di due banche locali che balzano addosso alla preda per spartirsi le sue carni, come le belve feroci, si affida questa volta alla parodia di sé stesso, al monologo per riassumere la sua vicenda paradossale, ma vera, tragicamente vera.
La richiesta accorata di un piano straordinario, a sostegno del settore, per superare “la più grave crisi che attraversa il libro dal Dopoguerra” è indirizzata al Governo del nostro Paese da AIB (Associazione Italiana Biblioteche), AIE (Associazione Italiana Editori) e ALI (Associazioni Librai Italiani). In tempi di pandemia e di imposizione della debita distanza fra di noi, si è creato un distacco affettivo forse irreparabile tra i luoghi dei libri, la consultazione, la produzione e la loro vendita. L’anello si è rotto, la situazione è grave. Da qui l’appello perché si porti riparo al più presto prima che sia troppo tardi.
Da poche settimane è arrivato nelle librerie “Zia Valeria - Lettere ai giornali e appunti di viaggio” l’ultimo lavoro di Rocco Boccadamo, oramai noto scrittore salentino, soprattutto per le grandi capacità di far riaffiorare nell’oggi alcune delle atmosfere salentine di un tempo, quelle più vere, quelle più cariche di significato e cultura, quelle che sono nel cuore.
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